A vederlo sembra solo un ciccione fallito, e in fondo è proprio quello che pensano di lui anche gli altri membri della band. Un chitarrista neanche eccezionale, per di più con la mania di cominciare degli assolo che non smettono mai. E poi cos’è questa fissazione dello “stage dive”, il tuffo dal palcoscenico! Come se nei localacci dove si suona ci fosse qualcuno disposto a prenderti. Così Dewey viene scaricato dalla sua band, nonostante di lì a un paio di settimane ci sia il “rock contest”, la gara cittadina tra complessi rock. E come se non bastasse c’è anche l’affitto da pagare. Bisogna escogitare qualcosa, e una telefonata destinata al suo coinquilino con l’offerta di una supplenza sembra proprio l’occasione giusta. Dewey accetta di fare il maestro supplente in una esclusiva scuola elementare, spacciandosi per il suo amico, non avendo però la minima idea di cosa voglia dire insegnare. Così, quando scopre il talento musicale dei suoi giovani allievi, decide di introdurli all’unica cosa per cui valga la pena vivere: il rock and roll.

School of Rock è una delle commedie più divertenti dell’anno, un film bizzarro e spassoso al tempo stesso: ha un cast di ragazzini, ma non è un film per teen-ager. Parla di rock’n’roll ma piacerà anche a chi di musica non capisce niente; è un film la cui colonna sonora è vecchia di decenni, eppure è sorprendentemente alla moda. Dewey riesce a trasformare dei compassati ragazzini che suonano sinfonie in una scatenata rock band, distribuendo come compiti a casa l’ascolto di cd di Jimi Hendrix o degli Yes. Ed è proprio nel metodo didattico che si vede che è la passione a fare il bravo maestro: Dewey non ha studiato la matematica o i metodi di apprendimento, ma vedere come spiega alla bassista come tenere il ritmo di “Immigrant Song” dei Led Zeppelin fa venire voglia di ballare a tutta la platea.

Beppe Musicco