Nell’America kennedyana del 1962, un ex professore e ora inventore ossessionato dalla Guerra fredda con l’URSS si è costruito un bunker antiatomico super attrezzato. Quando una sera l’escalation della tensione a Cuba fa temere il peggio, la caduta di un aereo sulla loro casa per una banale avaria viene presa dall’uomo e da sua moglie come l’esplosione di una bomba nucleare. Meglio stare nel bunker, e per sicurezza programmare l’apertura delle porte 35 anni dopo, quando le radiazioni saranno finite… Nascerà il figlio che aspettavano, lo cresceranno, lo educheranno. Ma se il marito rimarrebbe per sempre lì, la moglie si dà all’alcool e aspetta con ansia la libertà. Mentre Adam – nome non scelto a caso, in vista di una nuova rinascita del genere umano – non sembra particolarmente incuriosito. Ma quando, a 35 anni, finalmente uscirà fuori scoprirà il cielo, il mare, le ragazze… Il mondo, insomma, e la vita in tutte le sue dinamiche. Anche se l’America degli anni 90 non è certo facile, soprattutto per un ragazzone buono e positivo («mio padre dice sempre: ‘ogni cosa nella vita è un miracolo’») ma anche ingenuo come lui. E quando incontrerà una Eva…

Bella commedia con una storia dallo spunto originale, non di particolare successo all’epoca della sua uscita ma gradevole e positiva. Le cose migliori sono la coppia di coniugi, con il genio squinternato e paranoico e la moglie devota ma insofferente (che classe Christopher Walken e  Sissy Spacek), Brendan Fraser nelle parti che gli riescono – riuscivano – meglio di bietolone dal cuore d’oro, le gag quando Adam esce dal bunker; e su tutte il tormentone dell’hippy/homeless ex gestore di una gelateria costruita sopra il bunker che quando inizia a veder risalire dal sottosuolo prima il padre, poi il figlio, poi la madre pensa a divinità attorno alle quali costruisce una specie di culto con tanto di seguaci. E se Alicia Silverstone – che studiava per diventare una nuova Meg Ryan, ma non ce la fece mai – fa troppe smorfie ma non è comunque mai stata così convincente (probabilmente per merito del film), la commedia risulta briosa, garbata e gentile; pur con qualche battuta sopra le righe che in un film così “pulito” stona abbastanza. Tra risate, divertimento e una buffa love story il momento più bello è quando Adam esce in superficie e scopre il cielo. Sarà la molla per avventurarsi nel mondo e, al tempo giusto, convincere i genitori (forse…) che non è più tempo di averne paura.

Antonio Autieri