Da quando Hollywood non ha più idee, anche l’horror inizia ad indossare la nuova e gettonatissima veste del 3D: si lasciano a casa inutili elementi di contorno, quali una buona regia, una trama, ambientazioni intriganti e magari un’atmosfera creata con maestria, e si opta per il più immediato effetto scenico del 3D – tanto valeva che ci avessero tirato secchiate di sangue in faccia. San Valentino di Sangue – 3D è questo e nulla più, anzi forse qualcosa in meno: personalmente quello che finora mi mancava di vedere al cinema era l’occhio di una delle vittime che mi schizza praticamente in faccia. Per il resto: un pazzo maniaco, unico superstite ad un disastro in miniera, si sveglia dal coma e squarta un intero ospedale; poi ritorna alle gallerie, dove ora le coppiette festeggiano San Valentino, e ammazza tutti. La polizia interviene e i superstiti sono quattro ragazzi, uno dei quali aveva causato l’incidente di cui sopra. Dieci anni dopo il ragazzo ritorna al paese e con lui pure il fantasma del picconatore folle. Ciò che segue è scontato, noioso nei suoi 100 minuti di durata, lacunoso nello svolgere la trama e approssimativo nel trattare i personaggi. Lussier dirige in modo piatto, anonimo e banale un remake che, se non fosse per il pubblicizzatissimo effetto del “piccone-che-ti-arriva-in-faccia”, non varrebbe nemmeno la pena di vedere al cinema. Tanto rumore per nulla, esattamente come quello in sala, e se per quasi tutta la durata del film la gente non fa altro che parlare, si capisce bene quanto il 3D di per sé non valga una buona regia.,Andrea Cassina,