Moussa, padre di famiglia con figli e una moglie che lo ha abbandonato senza preavviso, decide di partecipare a una festa su invito di una collega. Batte la testa e si procura un trauma cranico che gli fa perdere qualsiasi filtro, trasformandolo da persona gentile e altruista in un uomo scontroso, fin troppo onesto e infelice. Il dramma diventerà l’occasione per cambiare gli equilibri famigliari.
Diretto da Roschdy Zem – che ne è anche uno dei protagonisti – e presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2022, Ritratto di famiglia (il titolo originale è Les Miens, ovvero “I miei”) è un racconto di grande semplicità ed efficacia sulla fragilità e il valore delle relazioni famigliari. Interpretato da un cast corale composto da Sami Bouajila (Moussa, il protagonista), lo stesso Roschdy Zem (il fratello), Meriem Serbah (la sorella) e molti altri attori nei panni della grande famiglia di Moussa, il film del regista francese va a bersaglio grazie a dialoghi brillanti, un’ironia irresistibile e temi complessi quali la paternità, la coppia, il valore della vita e il rispetto dell’intimità altrui nelle dinamiche famigliari.
A Venezia un anno fa si fece apprezzare perché risultò molto meno intellettuale della maggior parte dei film da festival, anzi molto più onesto nella sua immediatezza: Ritratto di famiglia riesce a intrattenere senza affaticare lo spettatore, che uscirà dalla sala non sconvolto da un’idea particolarmente originale, ma sicuramente divertito dagli espedienti del racconto e arricchito da riflessioni interessanti sulle relazioni nel nostro tempo.
Letizia Cilea
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