L’odissea di un soldato sudista in fuga dalla guerra per ritornare a casa.,L’ultimo film di Anthony Minghella (‘Il paziente inglese’, ‘Il talento di Mr. Ripley’) è anche il suo film più riuscito: merito di un buono script (tratto dal romanzo omonimo di Charles Frazier) e di un cast ben assortito. Piuttosto tradizionale nella costruzione del racconto (intessuto di continui flash-back e giocato sulla lontananza dolorosa dei due amanti), non privo di lungaggini e di figure non necessarie (il personaggio del reverendo è una di queste), ‘Ritorno a Cold Mountain’ ha però anche dei buoni momenti: un incipit bellico spettacolare e durissimo, la gotica “visione” nel pozzo, e in generale, una narrazione che pare ispirarsi vagamente all’Odissea, con tanto di donna fedele che attende nella reggia che crolla, Pretendenti violenti e lussuriosi, sporche Sirene ed una dolce Calipso. Non tutto è a fuoco, specialmente nella seconda parte e nella risoluzione piuttosto debole del melodramma, ma Minghella, che ha sempre amato le grandi storie d’amore e di guerra, se è lontano anni luce da quel ‘Via col vento’ che sembra tanto condizionarlo, maneggia con una certa sicurezza la vicenda. E soprattutto, fa respirare atmosfere di un cinema ormai perduto, costruito intorno a storie universali ed a volti di veri e propri divi. ,Simone Fortunato,