Innamoratosi di una prostituta, il tirapiedi di un boss criminale decide di strapparla al mondo sordido di cui è costretta a fare parte. Nascondendosi dal boss, che ha messo gli occhi sulla donna, i due fuggono con i soldi di una rapina. Qualcosa però va storto.,L’Austria è terra di cineasti impegnati, impietosi e provocatori. Meno noto del connazionale Michael Haneke (Funny Games, Niente da nascondere, Il nastro bianco), Götz Spielmann è un nome non nuovo ai frequentatori dei festival, ma il sorprendente Revanche (premiato al Festival di Berlino nel 2008 e nominato all’Oscar come miglior film straniero nel 2009) è il suo primo film ad arrivare in Italia. ,Il film si apre con la calma di uno specchio d’acqua, la cui immobilità viene disturbata da un oggetto molto pesante che, precipitatovi, crea le classiche increspature concentriche. Quando, nella scena immediatamente successiva, guardiamo una tranquilla coppia che conduce una vita normale in una grande casa in campagna, la prima cosa che ci aspetteremmo è che qualcosa venga a turbare questa quiete. Lo spostamento repentino in un ambiente sordido (la sudicia camera di un albergo, dove un uomo e una donna si amano focosamente e poi parlano del fatto che hanno bisogno di soldi), ci fa intuire quale potrebbe essere l’elemento perturbante del primo ambiente che abbiamo visto. Da qui in poi, però, rivelare troppo della trama sarebbe un delitto, giacché la sceneggiatura (dello stesso Spielmann) gioca a disattendere le aspettative dello spettatore, e fa in modo di prendere quest’ultimo in una morsa di tensione degna dei migliori thriller. Peccato che il primo atto, ambientato alternativamente in un bordello o in uno squallido residence, non risparmi di illustrare l’ambiente con crudo realismo, con scene di sesso e di nudo sgradevoli e assolutamente gratuite (del tutto immotivate anche ai fini della descrizione dello squallore dell’ambiente). Il che preclude la visione del film a un pubblico che non sia adulto.,Il resto del film è scandito dall’autore secondo una progressione quasi geometrica, articolata in contrapposizioni nette (città/campagna; aperto/chiuso; nascita/morte) che non perdono la loro efficacia anche se sono troppo scoperte. Contrapposte in modo netto (e scoperto) sono anche le due coppie che abbiamo conosciuto all’inizio – il rapinatore e la prostituta da una parte, il poliziotto e sua moglie dall’altra – anche se a fare da perno, da elemento di resistenza all’azione e di rinvio del dramma, spicca la figura del vecchio fattore (nonno del criminale e vicino del poliziotto), ignaro di tutto ciò che gli si sta scatenando attorno. ,Esterno, ma forse non estraneo, un crocifisso ligneo osserva silenzioso la vicenda dal maestoso bosco – luogo di passaggio, selva oscura e crocevia della morte – che separa le due abitazioni in cui agiscono i personaggi. Spielmann mette questi ultimi alle corde, riflettendo (anche in senso letterale: cioè mettendoli allo specchio) con loro sui concetti di colpa e di pena, di giustizia e di morale; affonda il bisturi nella realtà più sudicia (la Vienna a luci rosse) e nei difetti della piccola borghesia (ma per una volta senza banalità); parla di peccato e di vendetta, ma non condanna né assolve i personaggi. Lascia, piuttosto, che si giudichino da soli (inattesa e convincente la resa dei conti dei due protagonisti maschili sulla panchina di fronte al lago), in modi meno spicci – sia detto – di quelli a cui ci ha abituato male certo cinema americano. Purtroppo però, in questa storia colpa ed espiazione, non c’è mai (benché sia desiderata) vera redenzione: la grande assente è proprio la Grazia.,Raffaele Chiarulli

Revanche – Ti ucciderò
Un piccolo delinquente progetta il colpo che sistemi lui e una prostituta che sta con lui. Ma non finirà bene.