Piccolo caso internazionale, dopo il notevole successo a Cannes e poi nelle sale in Francia, per Respiro, opera seconda di Emanuele Crialese. Salutato dalla critica (e molto meno dal pubblico, almeno in Italia: ma è stata un’uscita poco pubblicizzata), come la punta di diamante di un nuovo cinema italiano, Respiro è un buon film d’essai, con i pregi e qualche difetto dei film dei giovani autori. Crialese – il cui primo film, Once We Were Strangers, è stato girato nel 1997 negli Usa dove viveva il regista – mostra per tutti i quasi 100 minuti una buona conoscenza di grammatica cinematografica e sa utilizzare bene gli attori (su tutti Valeria Golino, protagonista intensa e magnetica).

Il resto lo fanno paesaggi mozzafiato e a perdita d’occhio, in una storia di diversità (Grazia è presa dai compaesani per pazza, quando invece ha un carattere estroverso ai limiti dell’eccentricità), abbastanza lineare nella narrazione, ma forse un po’ troppo caricata di riferimenti colti e cinematografici per essere apprezzata da un pubblico che non sia assiduo frequentatore di cineforum. Un film che può sembrare più da festival e per la critica, abbastanza curato nella confezione e un po’ fragile narrativamente, ma che riserba qualche schietta emozione a chi si accosta al film senza pregiudizi.

Antonio Autieri