Pessimo terzo episodio della serie REC , horror di matrice spagnola, di un certo successo (è stato fatto anche un modesto rifacimento statunitense, REC Quarantena), contraddistinti da molto sangue e soprattutto dalla soggettiva rispetto all'azione. I primi due REC usciti nel 2007 e nel 2009 e diretti dai registi Paco Plaza e Jaume Balagueró, infatti, avevano come punto di forza il forte realismo in cui era inserita la vecchia storia degli zombie e dei “contaminati”. Il primo episodio, nonostante le molte banalità di sceneggiatura e un eccessivo compiacimento per quanto riguarda la violenza, era almeno un tentativo di suscitare il terrore in un unico spazio chiuso – la vicenda si svolgeva infatti all'interno di un palazzo – e attraverso meccanismi classici di suspense e tensione. Dopo un sequel che sostanzialmente aggiunge pochissimo da un punto di vista tecnico alle intuizioni del primo, si arriva a questo terzo che, come spesso accade in questi ultimi anni, è di fatto un prequel, un'introduzione alle disavventure già raccontate in REC e REC2. L'incipit è l'unica cosa davvero interessante di un film sciatto dal punto di vista tecnico e prevedibile nello svolgimento. Parte un video collage amatoriale, di quelli che si fanno per gli amici in occasione di anniversari importanti. Si scopre che è un video di nozze realizzato per due sposi (i due protagonisti). Si alternano immagini dei due giovani anche in tenera età e poi, senza soluzione di continuità, si passa alla ripresa, dal vero, della festa di nozze. Canti, balli: un normale pranzo di nozze, fino all'arrivo di zombie assetati di sangue. Tanti i punti deboli: innanzitutto la lunghissima durata del preambolo. Davvero, sembra di assistere – con grande noia – a un pranzo di nozze a cui non si è stati invitati. Non è una gran vedere: un po' per uno stile di ripresa monocorde, tutto in soggettiva, e alla lunga fastidioso. Un po' per la banalità delle vicende e dei caratteri mostrati. Ci si annoia, insomma, come a una lunghissima festa nuziale di cui non si conosce la maggior parte degli invitati. Con l'aggravante, questa volta, che lo spettatore, partecipe suo malgrado, non può manco mangiare. Poi, la svolta: e il film diventa un paella-zombie molto cruento e oltretutto ripreso secondo un punto di vista esterno e oggettivo, con i movimenti di macchina tradizionali. Un controsenso logico per una saga che ha avuto il suo punto di forza – piaccia o non piaccia la soggettiva cinematografica – proprio nel realismo e nel coinvolgimento dello spettatore come parte attiva. Qui invece, si sterza a un certo punto passando dalla prima persona alla terza e non se ne capisce il motivo. Non è il solo difetto: come nei capitoli precedenti c'è tanto compiacimento per quanto riguarda la violenza, esibita e con momenti splatter. E ci sono tante cadute di stile e nel ridicolo involontario come le sequenze in cui lo sposo si traveste letteralmente da San Giorgio per combattere contro i nuovi draghi. Effettacci di serie B, il solito prete – una costante anche nei capitoli precedenti di taglio anticlericale – che vaneggia, svolte che non partono da nessuna parte. Insomma, una schifezza.,Simone Fortunato