Siamo nel 2020 e la boxe è scomparsa, per lo meno quella umana: ora a combattere sui ring sono i robot, telecomandati da fuori come giocattoli. La tecnologia sembra aver fatto giganteschi passi in avanti solo nel campo della robotica; per il resto infatti rimane tutto uguale ad oggi. In un mondo così concepito prende corpo la storia del possente ex pugile Charlie (Hugh Jackman), un racconto dal gusto classico che rispolvera per l’ennesima volta l’immagine del ring come metafora della vita. Charlie è un uomo in crisi che non vince un incontro da parecchio tempo. I debiti accumulati rischiano di far chiudere la palestra di Bailey (Evangeline Lilly), l’amica d’infanzia che fino all’ultimo crederà nella sua risalita. Un giorno Charlie viene a sapere che l'ex fidanzata è morta: e lui dovrebbe badare al figlio che lui non ha mai voluto frequentare, ma preferisce venderlo (davvero, e per tanti soldi) al marito della cognata per poter comprare un nuovo robot. L’affare va in porto ma, per gli accordi, Charlie dovrà comunque tenerlo con sé durante l’estate. Così il piccolo Max entrerà nella sua vita, scombinando tutte le carte. Il bambino ha un cuore puro e crede nella forza dell’umiltà. Così troverà un robot rottame e inizierà la scalata dell’Olimpo, con il sogno di incontrare proprio Zeus (il robot più forte del mondo).,Real Steel è un riuscito gioco d’incastri e insegna come un sapiente mix d’ingredienti possano sortire una zuppa davvero gustosa, se preparata da buoni chef. Spieghiamo meglio. A dirigere e a produrre il film c’è Shawn Levy, autore di commedie (Notte folle a Manhattan ) e di film per ragazzi (la saga di Una notte al museo); a lui si deve il tono da commedia che ben bilancia le diverse azioni di lotta. Tra i produttori vi sono però anche due mostri sacri come Zemeckis e Spielberg, che sanno bene come raccontare i complicati rapporti tra adulti e bambini e sono i capostipiti di una fantascienza misurata (non esagerata nelle trovate tecnologiche) che sia mezzo di divertimento ed educazione allo stesso tempo. Il rapporto tra Charlie e Max è infatti ben scritto (alla sceneggiatura hanno lavorato in sei) e la costruzione del loro legame avviene per piccoli passi, tra tante crisi e abbracci. Infine i modelli a cui Real Steel si ispira: di fatto la storia riprende tanto Over the Top quanto il primo Rocky con l’ausilio dei robot di Transformers (anche se va detto che qui le macchine sono tali e quasi mai umanizzate). Quando poi si guarda in faccia il vecchio robot di Max, sembra di vedere allo specchio Il Gigante di ferro di Brad Bird, con i suoni della Eve di Wall-E.,Per concludere un film per ragazzi e d’azione ben fatto e dai grandi sentimenti, che raggiunge risultati forse nemmeno previsti. Ci si diverte e per un attimo si riesce a guardare al passato con un po’ meno nostalgia. ,Andrea Puglia