Noi non sappiamo cosa sarebbe potuto diventare Ray Charles se fosse stato cieco dalla nascita. Perché il giovane Ray poté vedere il mondo coi suoi occhi fino a sette anni, quando un glaucoma lo rese cieco. Quanto bastò per vedere il suo paese, sua madre, e la morte del suo fratello più piccolo, annegato sotto i suoi occhi in una tinozza della madre, lavandaia. Non sappiamo quanto questo influì sul suo talento musicale, sulla sua solitudine o sul suo desiderio autodistruttivo, che per tanti anni lo rese schiavo dell’eroina. Ma di certo Ray Charles non visse la cecità come una menomazione (non volle, né ebbe mai bisogno di un cane guida o di un bastone), ma come una sua caratteristica; il segno di una sensibilità che gli permetteva di comporre canzoni all’istante, suggerite da uno stato d’animo particolare o semplicemente da un fatto accadutogli. E che canzoni. Ray Charles ha attraversato sessant’anni di musica interpretando in modo particolare le melodie del genere “gospel” e creando uno stile originalissimo, a cui ha contribuito anche la sua figura e il suo modo di suonare e di muoversi. Jamie Foxx, che lo interpreta nel film, è riuscito a interpretarlo senza cadere nella maniera, e (grazie anche ai tanti brani musicali originali) a restituire il ritratto di un uomo. Con i suoi pregi e i suoi difetti, che non vengono né esaltati, né nascosti. Ma che forse ci aiutano a capirlo meglio.,Beppe Musicco

Ray
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