Sempre più invisibile, non solo per i suoi super poteri, agli occhi dei coetanei e in particolare della ragazza di cui è innamorato, Michele deve fare i conti con un nuovo dolore: la perdita della madre adottiva, e pure il senso di colpa per avere in qualche modo causato la tragedia. Ma a un certo punto entrano in scena nella sua vita una sorella che non sapeva di avere – anche essa con un “talento” particolare – e la madre naturale che pensava fosse morta. Con loro, entra a contatto con gli Speciali – perseguitati nella ex Unione Sovietica – e con la missione di fermare il loro più acerrimo nemico…

Sequel del film con cui Gabriele Salvatores ha inaugurato nel 2014 in Italia il fantasy per ragazzi (quanto meno ad alti livelli), Il ragazzo invisibile – Seconda generazione segue le evoluzioni di certi epigoni americani e diventa decisamente più dark. Accompagnando la crescita del protagonista («Tutti dobbiamo fare i conti con il nostro lato oscuro: si chiama diventare grandi» dice il padre a Michele), ma forse tagliando fuori un target più giovane che potrebbe essere impressionato. Non tanto o non solo dalla violenza o dalla azione, ma da certe amare scoperte che farà il protagonista: va bene scoprire presto il male del mondo (tema di quello che è forse il più bel film di Salvatores: Io non ho paura), ma certe svolte del film saranno dure da accettarsi. Mentre, temiamo, un certo pubblico adulto da film d’autore rimarrà comunque distante dal genere.

In ogni caso, Il ragazzo invisibile – Second perde un po’ la leggerezza e la freschezza del primo episodio – che mixava bene l’aspetto fantasy con quello, sincero, del disorientamento del ragazzo nella vita – virando sul semplice film di genere; pure con qualche semplificazione eccessiva dei caratteri e dei riferimenti (i compagni di scuola insopportabili, il magnate russo del gas, i cattivi cattivissimi, i poliziotti italiani succubi o comunque poco convincenti). Anche se sono la sorella e la madre, sicuramente due personaggi molto più definiti e “forti”, in cui si concentrano le attenzioni dell’autore e dei suoi cosceneggiatori: merito anche delle interpreti, ovvero della fresca Galatea Bellugi – giovane ma già esperta attrice internazionale – e della sempre brava Ksenia Rappoport. Mentre Ludovico Girardello, nei panni di Michele, sembra perdere qualcosa rispetto all’esordio forse meno consapevole ma più naturale.

Tanti i colpi di scena, e chi cerca azione la troverà. Pure, sul lato degli effetti speciali qualcuno storcerà il naso, nonostante per gli standard italiani il lavoro sia stato sicuramente impegnativo e apprezzabile. Soprattutto, chi cerca linearità narrativa e spessore rimarrà deluso: vero che quasi tutti i film fantasy risultano contorti e confusi a chi non è un fan del genere, ma il primo episodio – forse guardato con la simpatia della “prima volta” – faceva sperare in una via italiana che il sequel sembra cercare meno. Forse per il poco spazio che stavolta ha una grande attrice come Valeria Golino, che caratterizzava nel rapporto con il figlio adottivo il personaggio e il lato “serio” della storia.

Rimane comunque un’impresa da guardare con favore: pochi registi italiani, soprattutto già affermati, hanno il coraggio di intraprendere strade nuove che ha Salvatores. Che non si è mai fermato sugli allori (le commedie generazionali che lo consacrarono agli inizi della sua carriera non le ha più riproposte): di questo gli va dato atto con sincerità e stima.

Antonio Autieri