Quasi orfano è la storia di Valentino e Costanza. Sono marito e moglie, vivono a Milano e hanno un brand di moda di grandissimo successo. Valentino, spinto anche dal suocero Sergio, ha tagliato completamente i ponti con la sua famiglia di origine, i pugliesi Tarocco, che arrivano a fargli visita durante un galà che celebra il suo successo come imprenditore. Una notte, però, dopo essere stato investito, perde la memoria e torna di nuovo a sentirsi pugliese…
Quasi orfano di Umberto Carteni è la classica commedia stantia e ripetitiva sulle differenze tra Sud e Nord. Su Milano – città cinica, votata solo al lavoro, in cui si vive tra i Navigli e il Bosco verticale, si mangia solo sushi (una pizza, per carità, mai; a Milano non esiste) e in cui i rapporti sono quanto meno freddi – e un Sud magari povero, ma umano, vivo, sentimentale. E’ in queste dinamiche che si dipana la trama di un film molto scontato, in cui Sergio (Bebo Storti) impersona l’imprenditore pronto a tutto pur di approfittare del successo e del talento del genero Valentino (Riccardo Scamarcio qui davvero al minimo sindacale di recitazione). A queste commedie occorrerebbe un po’ più di fantasia e di sincerità (sul tema molto meglio il recente Una boccata d’aria con Aldo Baglio) per poter essere convincenti; invece la commedia di Umberto Carteni procede nella storia quasi per inerzia.
La trama è semplice da prevedere. Una volta riconnessosi alle sue origini, Valentino “rinasce” ma sono inevitabili le incomprensioni con Costanza (Vittoria Puccini). La coppia litiga e si separa. Valentino torna con la famiglia nell’agriturismo gestito dal padre (Adriano Pappalardo che nel finale canta ancora “Ricominciamo”, grandissimo successo musicale del 1979) che non ne voleva sapere più di lui dopo essere andato a Milano. Si unisce anche Costanza che non vuole perdere il marito e proprio nella masseria pugliese troverà quella spontaneità e voglia di vivere che nella finta Milano non aveva. Tutto troppo prevedibile: al cinema italiano serve molto di più per riconnettersi con il pubblico.
Stefano Radice
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