Per chi scrive Massimo Moscati ha avuto un ruolo importante nella propria formazione, avendolo avuto come direttore in una breve ma esaltante esperienza giornalistica agli albori della professione. Giornalista, saggista, esperto di cinema Massimo Moscati in pochi mesi ha “sfornato” quattro libri. Tre per Bibliotheka Edizioni: Scrivere un romanzo, Scrivere una sceneggiatura, Totò ’50 (che fa parte della collana da lui diretta “Cinema del ‘900”). E, per Golem Edizioni, 1958-C’era una volta in Almeria: il suo esordio in narrativa, naturalmente d’ispirazione cinematografica. La storia picaresca della realizzazione del primo western italiano in Spagna.
Leggendo il romanzo, ambientato alla fine degli anni 50 tra Milano, Roma, Almeria e Madrid, chi è informato sui fatti si rende subito conto che ti sei preso delle libertà…
Nel romanzo vengono descritti fatti realmente accaduti, verosimili e assolutamente falsi. A partire dal fatto che le prime co-produzioni western con l’Italia furono avviate sei anni dopo rispetto agli eventi narrati. Ma, sinceramente, volevo far coincidere l’ambientazione con la mia data di nascita.
A leggerlo emerge una costruzione molto divertente, un pastiche su un mondo che conosci molto bene…
Tutto deriva dal mio incontro con Sergio Leone, avvenuto quando ero ancora un ragazzo per realizzare la sua prima intervista articolata sulla sua arte. Mi ospitò a casa sua per alcuni giorni e, addirittura, mi propose un lavoro da apprendista. Ma ero troppo giovane, non volevo lasciare Milano, ero incerto fra cinema ed editoria.
Il motore della vicenda è questo editor un po’ frustrato, Massimo Rinaldi, che lavora presso una casa editrice milanese di pubblicazioni scadenti, che si troverà coinvolto in una grande avventura.
Mi sono divertito a descrivere la Milano degli anni Cinquanta alle soglie del boom, nell’Italia di Lascia o raddoppia. Come si svolgeva l’attività editoriale all’interno di una casa editrice di libri (la stella cometa rimane Luciano Bianciardi). Ma anche come si muoveva il sottobosco produttivo cinematografico romano. Fino ad arrivare, nella parte ambientata a Madrid, agli studios di dimensioni internazionali.
Un lavoro che ha richiesto una ricerca storica…
Era necessario rendere credibili le ambientazioni. La Milano dei primi supermarket e dei palazzi verticali; la Roma della “Hollywood sul Tevere”; la Spagna franchista, dove non evito di descrivere il dramma della dittatura.
Ma Rinaldi non è solo in questa avventura…
Certo, agisce insieme a Dario Cristallo e Sergio Cleonte: ci vuole poco a capire che mi riferisco a Leone e Argento. Del resto nel romanzo sono presenti, a volte con i nomi storpiati, personaggi del calibro di Riccardo Freda, Mario Bava, Bruce Bennett, Orson Welles, Samuel Bronston… fino a Stan Lee.
Ma nella storia ci sono altri personaggi importanti: Silvia, che custodisce un segreto, e l’ambiguo capitano Gutierrez, incombente presenza minacciosa. Per non parlare del “povero” Soderini.
Su tutti, spiccano il datore di lavoro di Rinaldi, il conte Sarfatti, grottesca rappresentazione di un imprenditore arrogante che con la cultura c’entra poco; e il sudaticcio e obeso produttore romano Corazza.
Inoltre, uscendo poi dal western all’italiana, ipotizzi la realizzazione del primo kolossal sui supereroi tipo Marvel!
Una follia, se ci pensi. Ma mi sono molto divertito ad immaginare come sarebbe stato possibile dare vita ad una cosa del genere diciamo… più di trent’anni prima.
Un romanzo che ironizza sul mondo editoriale, che propone anacronismi deliberati e spiazzamenti cronologici. Ma dentro ci hai messo anche i romanzetti horror da edicola, citazioni esplicite a Il segno del Comando…
Ho inserito parte delle mie passioni, dalla letteratura al cinema, passando per i fumetti. In fondo i temi che ho sempre approfondito. E poi il libro propone una chicca: la prefazione di un big come Steve Della Casa. Da leggere, veramente molto divertente.
E adesso cosa sta facendo Massimo Rinaldi?
Si troverà impegnato sul fronte del fotoromanzo, intorno al 1963, con location anche parigina. Dovrà lavorare con Cino Del Duca in persona. Ma non ti nascondo che l’avventura in Almeria è ora in lettura per una possibile riduzione cinematografica. Credo che ci siano tutte le caratteristiche, con le dovute modifiche, per un adattamento.
Antonio Autieri