Qualcosa di buono (You’re Not You)
USA, 2014 – 102’
Genere: Drammatico
Regia di: George C. Wolfe
Cast principale: Hilary Swank, Emmy Rossum, Josh Duhamel
Tematiche: malattia, SLA, amicizia, matrimonio
Target: adulti
Una donna di successo e felicemente sposata scopre di avere la SLA
Recensione
Mentre prepara una cena elegante per un gruppo di amici nella sua modernissima ed efficiente cucina, Kate manca la presa di un bicchiere, che si frantuma nel lavandino. L’espressione sul viso della donna che guarda la sua mano è chiara: c’è qualcosa che non va. Fino a quel piccolo incidente, tutto nella vita di Kate era praticamente perfetto: una carriera come pianista classica, un marito affascinante, una vita agiata, la speranza di avere figli. Ma la diagnosi per quel bicchiere sfuggito è brutale. Si tratta di SLA, la malattia che poco alla volta causa la paralisi di tutto il sistema motorio, e il mondo di Kate si trova ad affrontare una serie di difficoltà crescenti, non ultima il bisogno di assistenza continua, e l’assunzione della giovane Bec (Emmy Rossum) non migliora certo la situazione. Ma Bec, con i suoi errori, i suoi difetti e le sue debolezze è lì anche per mostrare a Kate come si possa vivere con gusto anche in presenza di una così grave malattia.
Qualcosa di buono oscilla per tutta la sua durata tra momenti drammatici (non necessariamente riguardanti direttamente la malattia) e scene più da commedia, questi ultimi accentuati dal fatto che Bec è chiaramente la persona meno adatta per assistere una donna le cui forze e il cui controllo vanno rapidamente svanendo. Ricco di stereotipi (la rappresentazione di Bec come ragazza dedita agli eccessi che porta un soffio di “vita vera” nella routine di Kate; l’immancabile scena in cui Kate “scopre” la marijuana; il rapporto con un marito affettuoso che deve “per forza” nascondere qualcosa), il film ha comunque il merito di parlare di una malattia che si tende a nascondere, forse nella consapevolezza di quanto avrebbero bisogno di compagnia i malati e le loro famiglie, e quanto invece tendano a essere dimenticati. La Swank è una grande attrice (come non ricordarla in Million Dollar Baby, anche se con ben altra regia?) e la Rossum ce la mette tutta, ma l’impressione è di assistere a un prodotto ben confezionato, dalle migliori intenzioni, ma che non va oltre una realizzazione da sceneggiato televisivo (in America infatti non è uscito nelle sale, ma solo per le tv). Ma al di là di una certa mancanza di solidità nelle motivazioni, Qualcosa di buono (e scusate il bisticcio), qualcosa di buono ce l’ha: sicuramente il merito di invogliare a capire il desiderio dei malati di continuare a vivere, pur nella fragilità della loro condizione. E quanto determinate sia per questo la presenza continua di volti sinceri e carichi d’affetto.
Beppe Musicco