Film molto duro e senza fronzoli, tratto da una storia vera, vincitore del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2013 e di svariati altri premi in Festival più o meno importanti, Prossima fermata – Fruitvale Station è l'esordio alla regia del giovane (classe 1986) Ryan Coogler. Si inizia subito in medias res: in quella che sembra essere una stazione della metropolitana, si assiste a quella che ha tutti i crismi di una normale perquisizione. Le forze dell'ordine prima immobilizzano, poi trattano a male parole un gruppo di ragazzi neri. Il tutto ripreso in modo molto amatoriale e parecchio sballonzolante dai passeggeri armati di telefonino. Poi, improvvisamente, un colpo di arma da fuoco. Stacco netto, nero profondo e la narrazione riprende qualche anno prima. Non sa lo spettatore che cosa è successo anche se sa che quello che ha sentito, anche se solo per un attimo, non rappresenta nulla di buono. ,Così lo spettatore è spiazzato di fronte alla presentazione del protagonista della vicenda: il giovane, appena ventiduenne, Oscar Grant (interpretato con convinzione dal Michael B. Jordan di Chronicle). La macchina da presa lo incalza, dapprima in carcere dove deve scontare una condanna per spaccio in un dialogo serrato e struggente con la madre Wanda (un'intensa Octavia Spencer vincitrice dell’Oscar per The Help e vista di recente nel cast di Snowpiercer). Poi un altro stacco piuttosto brusco ed eccolo alle prese con il tentativo di recuperare il posto di lavoro in un supermarket, perso tempo prima per essersi assentato senza giustificarne il motivo. E ancora: scene di vita famigliare, il rapporto teso ma con momenti di sincero affetto con la bella e giovanissima moglie, Sophina (Melonie Diaz), dialoghi con qualche amico e i preparativi per l'imminente ultimo giorno dell'anno 2008. E poi: un giro nei quartieri degradati di San Francisco; piccoli spacciatori, brutti ceffi, case fatiscenti che un soffio di vento potrebbe gettare in terra. Coogler spiazza lo spetttatore per una buona ora degli 89 minuti del film: perché è tanto interessante la vicenda di questo ragazzo? Uno come tanti, con una famiglia in difficoltà alle spalle e con l'ansia dettata dal non avere un posto di lavoro. Come potrà mantenere la moglie e la figlioletta? Con il piglio del documentarista, Coogler non abbellisce con movimenti di macchina virtuosi o musiche orecchiabili una vicenda che cova in sé sin dalle prime sequenze qualcosa di tragico. Semplicemente, incolla la macchina da presa ai volti, ai vestiti, agli ambienti della periferia di San Francisco. Fa parlare gli ambienti squallidi e la fatica del vivere. Poi, dopo questa lunga fase preparatoria il film svolta: Oscar che prende la metro con la moglie e gli amici per quella che dovrebbe essere una festa e invece si trasformerà, per una catena di circostanze casuali ed errori umani, in una tragedia immane. Il registro cambia radicalmente: il ritmo si fa concitato, i punti di vista si moltiplicano, dalle guardie di sicurezza intervenute per sedare quello che sembra l'inizio di una rissa, a quello di Oscar, a quello dei tanti passeggeri, diventati testimoni casuali della prima tragedia dell'anno appena iniziato. Commovente e struggente proprio per la forza delle immagini, Fruitvale Station è un tipo di cinema che da tempo non si vedeva oltreoceano, addolorato più che indignato per una vicenda incredibilmente sciocca che ha generato solo dolore e ha spezzato una vita sul nascere.,Simone Fortunato,