Opera prima di Saverio Costanzo, Private si discosta, almeno per una volta, dalle ambientazioni tipicamente italiane, per riflettere sull’annoso conflitto tra palestinesi e israeliani, mostrandoci una famiglia tenuta in “ostaggio” nella propria casa.,La scelta originale di portare nella stessa abitazione attori appartenenti alle diverse fazioni, convinti dell’idea pacifista di Costanzo eppure così divisi nella propria esperienza di vita, rende l’opera ancora più realistica, anche se va detto che il film non è alieno dal rischio di essere visto esclusivamente in chiave anti-israeliana.,La descrizione della famiglia palestinese però è commovente, così ancorata sulle proprie idee, eppure così moderna nei rapporti fra i diversi membri. Il padre, forte e vigoroso, incarna tutta la tradizione e la cultura arabo-palestinese che i figli imparano e contro cui a volte si ribellano, non comprendendola. Egli tenta con forza di mantenere salde le sue convinzioni per non essere un giorno disprezzato dai figli, e nel contempo offre loro protezione e aiuto, senza i quali non riuscirebbero a sopravvivere. Finalmente una figura maschile autorevole, che guida la famiglia con fermezza e, allo stesso tempo, con un grande amore.,Interessante la scelta di non porre una netta divisione tra bene e male, buoni e cattivi, ma di mostrare la profonda umanità di entrambe le parti, ormai vittime di un sistema e di una posizione che non ammette la pace. E’ la paura che li spinge al terrorismo, e la rabbia per una prigionia perenne e immotivata, non un reale odio per i nemici, che anzi, il padre stigmatizza, decidendo di non andarsene da casa anche perché non vuole che i propri figli crescano nell’odio.,La grandezza del film consiste inoltre nel restituire il dramma di questa interminabile guerra senza ricorrere ad una crudezza scontata, ma rappresentando il dolore profondo e il rischio che la violenza generi una violenza più grande, come ben sintetizza la figura drammatica del giovane figlio palestinese che sogna un futuro da kamikaze.,Splendida la figura della figlia: è insieme a lei, attraverso i suoi occhi, che lo spettatore comprende la sostanziale “normalità” degli aggressori, molto più vicini nei sentimenti e nei gesti, di quanto avrebbe mai immaginato. Film innovativo, peccato per il doppiaggio pessimo, meglio le lingue originali (arabo, ebraico, inglese).,Pardo D’Oro al Festival di Locarno 2004.,Ilaria Giudici,

Private
Una famiglia palestinese si trova a vivere tra territori arabi e insediamenti israeliani. Quando l’esercito nemico occupa la casa per motivi di sicurezza, il padre, insegnante di inglese, rifiuta di andarsene. La famiglia sarà così costretta ad un periodo di convivenza forzata con i soldati israeliani che hanno occupato la parte superiore dell’abitazione.