Dopo la ballata dolente di Un mondo perfetto e il meloò di I ponti di Madison County, Eastwood si regala un altro bellissimo ruolo di protagonista in un robusto thriller, che esce dai limiti del genere per trasformarsi in un atto d’accusa agli abusi del potere e alla corruzione che il suo esercizio quasi inevitabilmente si porta dietro.
La figura del ladro gentiluomo, con la sua carica di anarchia anti-sistema, che si ritrova suo malgrado a battagliare con polizia e servizi segreti, si attaglia benissimo al nostro, mentre Gene Hackman gigioneggia piacevolmente nei panni di un presidente puttaniere e corrotto disposto a tutto per coprire le sue magagne.
Potere assoluto è una trasposizione magistrale firmata dal grande William Goldman (l’autore, tra le altre cose, di Butch Cassidy, Papillon, Il maratoneta e Tutti gli uomini del Presidente) che supera di gran lunga il romanzo da cui è tratta e ha la capacità di creare una serie di affascinanti variazioni su una trama solida oltre a ottime scene di azione, ma ha il suo punto di forza nell’approfondimento dei caratteri e in una carica politica non comune per un blockbuster, considerando che siamo negli anni della presidenza Clinton e dei suoi scandali a sfondo sessuale.
Struggente è il rapporto che lega il protagonista alla figlia Kate che ha scelto di lavorare per la giustizia, con cui da tempo Luther non parla ma che cerca in tutti i modi di proteggere. Lo scassinatore, in effetti, è solo il primo dei molti personaggi eastwoodiani che hanno sacrificato la famiglia a una “carriera” che se li è letteralmente mangiati (basti pensare all’allenatore di Million Dollar Baby e al coltivatore di fiori di Il corriere – The Mule), e a cui viene offerta un’occasione per redimersi. Interessante che Eastwood (lui pure con una complessa vita famigliare alle spalle), abbia voluto dare una parte proprio a sua figlia Alison, che qui compare nei panni di una studentessa di arte in una scena del film e in Il corriere avrà la parte della figlia di Earl).
Nei panni della figlia di Luther, c’è invece una luminosa Laura Linney, ma un po’ tutti i personaggi principali della storia sono serviti da uno splendido cast: il capo dello staff presidenziale Judy Davis, coinvolta in uno stretto quanto patologico rapporto con il suo capo, la tormentata guardia del corpo presidenziale Bill Burton interpretata da Scott Glenn, il solido poliziotto Ed Harris, con cui Luther stringe un’improbabile alleanza.
Potere assoluto è l’ennesima dimostrazione della straordinaria capacità di Clint Eastwood di riconoscere le buone storie e i buoni personaggi e di farle sue, non solo regalandogli il suo inconfondibile profilo, ma anche un po’ della sua personalissima visione del mondo e della società, senza mai correre il rischio di fare una predica.
Laura Cotta Ramosino