Quarto capitolo di una delle saghe di maggiore successo degli anni Zero. Come spesso capita, il film è lontano dalla freschezza e dalla novità del primo episodio ma più coeso e riuscito dei due seguiti, il terzo soprattutto, assai carente dal punto di vista narrativo. Ricchissimo e sontuoso nella messinscena (pare che il film sia costato più di 300 milioni di dollari), il film diretto da Rob Marshall – che ha sostituito il regista dei precedenti episodi, Gore Verbinski – non delude le aspettative dei fan della serie. Il ritmo è veloce e il prologo londinese, complice una comparsata autoironica di Keith Richards, è vivace, spigliato e anche nella presentazione dei due protagonisti – l'inossidabile Johnny Depp e la new entry Penelope Cruz – si omaggia la gloriosa Hollywood degli Studios e delle grandi star. Com'è nello stile del produttore e ideatore della saga, Jerry Bruckheimer, il film è un cocktail di situazioni e anche dei generi più disparati. Alle molte sequenze di azione spericolate, fatte alla vecchia maniera con stuntman e con un uso degli effetti speciali piuttosto limitato, si alternano vicende d'amore, toni gotici e addirittura sequenze di gusto horror. La sintesi di tutto questo è il personaggio di Jack Sparrow: rockstar e uomo d'azione, pirata incallito e seduttore senza scrupoli, è un personaggio che non brilla per originalità ma che condensa lo spirito di un film che rappresenta il meglio e il peggio della Hollywood di oggi. Da un lato un'enorme, suggestiva confezione, un notevole tasso tecnico, una cura dei dettagli e anche una buona direzione degli attori che qui hanno le facce e toni giusti per rendere credibile una vicenda che, sul finale, appare un po' sgangherata. Oltre a Depp, divertente quando il suo Sparrow non esagera nelle mossette e nei tic, una nota di merito va a due coprotagonisti solidi e affidabili come Ian McShane, nei panni dell'inquietante Barbanera e il Barbossa di Geoffrey Rush. Sono loro i personaggi più centrati ed è il loro duello e il loro carisma ad affascinare il pubblico più esigente. D'altra parte non mancano i difetti: una certa superficialità psicologica e narrativa tipica di certi blockbuster hollywodiani: la parentesi d'amore, per esempio, tra la sirena e il predicatore rapito da Barbanera è assai “tirata via”, poco emozionante anche per la rigidità espressiva dei due protagonisti. E sì che l'entrata in scena delle sirene era tutt'altro che disprezzabile, rappresentata in una sequenza sospesa tra i toni fiabeschi e gotici. Inoltre, l'accumulo di troppe situazioni e “incidenti” di percorso, se fanno lievitare la durata del film alle canoniche due ore e passa dei blockbuster, rischia complicare inutilmente la vicenda, come dimostra un finale riduttivo e semplicistico. Ma il film nel complesso non è male: diverte, crea un minimo di tensione, non manca di ironia, soprattutto quando Depp, nel prologo, gioca con il suo status di star. E poi ci sono zombie, pirati cattivi e buoni, eserciti e flotte rivali, scontri all'ultimo sangue, belle ragazze e l'ennesima caccia al tesoro. Una bello spettacolo luccicante, a tratti strabiliante (ma non per un 3D sempre più orpello inutile), che distrae per due ore e venti, ma che non scalda, almeno del tutto, i cuori.,Simone Fortunato

Pirati dei caraibi 4 – Oltre i confini del mare
Torna Jack Sparrow. E questa volta dovrà guidare il pirata Barbanera verso la fonte dell'eterna giovinezza.