Più che un remake del mitico film di Joe Dante della fine degli anni 70, è una rivisitazione, citazionista e spavalda, della serie B del tempo che fu. La vicenda, va da sé, è assolutamente improbabile – piranha preistorici che fanno letteralmente a pezzi un sacco di ragazzi e soprattutto ragazze spesso nude – ma l'intenzione di Alexandre Aja, regista discontinuo di thriller e di horror (sono suoi Alta tensione, Le colline hanno gli occhi e Riflessi di paura), è quella di giocare con il cinema e con l'appassionato di cinema horror, usando e citando titoli più bassi che alti. Così, se nell'incipit il rimando, anche per la presenza di Richard Dreyfuss, è al grande Lo squalo di Steven Spielberg, la trama e le situazioni riprendono molte situazioni di cinema horror a basso costo, la cosiddetta exploitation, la capacità cioè di sfruttare situazioni “calde di cronaca” per farci un film di richiamo. Un sottogenere che farà la fortuna di un personaggio incredibile e geniale come Roger Corman ma che nelle mani di Aja diventa un semplice gioco autoreferenziale dove lo splatter e i nudi insistiti appaiono solo gratuiti e strumentali per una vicenda che ha poco di imprevedibile da regalare. Il film è diseguale dal punto di vista degli effetti: il 3D è orribile così come molte sequenze – ad esempio il citato prologo – appaiono anonime e prive di realismo; altre invece, concentrate nella seconda parte, decisamente più splatter, colpiscono per la cura e per la precisione dei dettagli anche anatomici, almeno per chi ama il genere. In definitiva, un'operazione tecnicamente non spregevole ma culturalmente arida, valida solo per patiti, forse un po' nostalgici, di un cinema a basso costo, che sapeva mantenere quel poco che prometteva. E da questo punto di vista, l’appassionato di horror potrebbe anche non lamentarsi: la festa è un'orgia a cielo aperto, le ragazze più che studentesse sono discinte pin-up e il sangue scorre a litri. Ma il pubblico “normale” passi oltre.,Simone Fortunato