Sean (Shia LaBoeuf) è un giovane carpentiere dai modi spicci e non molto socievole, che sta lavorando alla costruzione di un grande ponte a Boston. È felice per la gravidanza dVisualizza articoloella sua compagna Martha (Vanessa Kirby); anche se sopporta poco l’invadente madre di lei (Ellen Burstyn), specie quando decide di regalare alla coppia un’auto nuova in vista dell’ingrandirsi della famiglia, come se lui non potesse permetterselo.
Arrivata ormai agli ultimi stadi della gravidanza, Martha si appresta a partorire in casa; ad assisterla, Sean e l’ostetrica Eva (Molly Parker). Sembra che il parto si concluda felicemente, ma purtroppo a causa di una crisi respiratoria la bambina muore poco dopo il parto. Da quel momento la coppia entra in crisi sempre più profonda: Martha si chiude in sé stessa e non risponde sia alle sollecitazioni di Sean che a quelle della sua famiglia, specialmente di sua madre. Quest’ultima – anche se animata dalle migliori intenzioni – spinge perché figlia e genero portino in tribunale l’ostetrica, combatte l’apatia della figlia, continua a intromettersi negli affari della coppia incrementandone i problemi.
Il film del regista ungherese Kornél Mundruczó, prodotto in Canada e finanziato anche da Martin Scorsese, è un’opera significativa che mette una famiglia di fronte alla tragedia, mostra come reagiscono i suoi componenti, scavando anche nel passato della generazione precedente. Duro nel rappresentare il dolore, non fa sconti a nessuno nel mostrare come l’affetto familiare possa procurare danni pari a quelli che capitano e non si possono combattere. Tuttavia, se non il tempo, la ragione può aiutare a capire quando si fanno scelte sbagliate e fermarsi in tempo, prima di causare altro dolore.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre 2020 e visibile su Netflix, ma ora riproposto anche nei cinema, Pieces of a Woman è ben interpretato da Vanessa Kirby (Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile), che riesce a rappresentare il dolore e l’apatia senza abbandonarsi all’istrionismo, e uno Shia LaBoeuf che sembra tagliato su misura per i ruoli meno empatici. Girato efficacemente per quadri temporali, scanditi dalla costruzione del ponte cui lavorava Sean, il film può contare anche su una bella colonna sonora di Howard Shore.
Beppe Musicco