Perfect Day (A Perfect Day )
Spagna, 2015 – 105’
Genere: drammatico, commedia
Regia di: Fernando Léon de Aranoa
Cast principale: Benicio Del Toro, Tim Robbins, Olga Kurylenko, Mélanie Thierry
Tematiche: guerra, violenza, amore, solidarietà
Target: dai 16 anni

Balcani, 1995. Quattro operatori umanitari, diversi per carattere e ispirazione, alle prese con un pozzo avvelenato da un cadavere, tra regolamenti e umanità…

Recensione

Nei Balcani la guerra è finita, ma non per questo sono scomparsi violenze e soprusi, rigidità e acrobazie diplomatiche, tanto che per provare a liberare un pozzo da un cadavere che ne contamina l’acqua occorre intraprendere un vero e proprio viaggio, su e giù per le montagne, evitando posti di blocco e mucche morte (che possono nascondere pericoli ben peggiori) in un giro dell’oca che da una parte fa emergere le contraddizioni profonde di accordi che non producono automaticamente la tanto agognata pace, dall’altra permettono al regista di esplorare i caratteri dei personaggi.
Due cooperanti di lungo corso, Mambrù (Del Toro), disilluso responsabile della sicurezza, e B (Tim Robbins), imprevedibile e allergico alle regole, una novellina idealista (Thiérry) e un’incaricata di verificare l’efficienza delle missioni in corso (Kurylenko) che con Mambrù ha trascorsi sentimentali non risolti. Le loro vicende umane e professionali (fatte soprattutto, va detto, di frustrazione e conflitti di fronte alla rigidità del sistema) si intrecciano con quelle della gente comune: l’interprete che deve subire le intimidazioni dei militari locali, un ragazzino che è disposto a vendere il suo pallone per pagare chi lo può ricondurre dai genitori (ma non sa che non sono più lì ad aspettarlo), contadini e pastori, miliziani e militari Onu che non vedono l’ora di scaricare la responsabilità di quel territorio ai locali, ma chiudono gli occhi davanti alle esigenze più elementari.
Un giorno e una notte che descrivono a tratti anche in toni di commedia nera (ma il film ha molti elementi di tensione e dramma) la realtà di luoghi e persone segnati dagli eventi, senza riuscire però a trovare fino in fondo il cuore e la mente dello spettatore. Da una parte la tensione degli eventi è molto evocata ma poco vissuta (che si tratti di campi minati che non esplodono mai o miliziani dallo sguardo cattivo che però non premono mai il grilletto), se non in una breve inquadratura di due impiccati; dall’altro i personaggi (pur efficacemente interpretati da attori di livello come Robbins e Del Toro) restano un ritratto incompiuto di un’umanità che non sembra confrontarsi mai profondamente con la realtà drammatica che ha di fronte. La rabbia trattenuta del personaggio di Del Toro di fronte al sopruso (in realtà non perpetrato) nei confronti di un bambino è forse il momento emotivamente più forte, mentre sul resto aleggia il senso di una generale disillusione che sembra non toccare fino in fondo il cuore della situazione rappresentata.

Luisa Cotta Ramosino