Premessa, un po’ lunga, ma necessaria. Terry Gilliam non è il solito regista e Parnassus non è semplicemente l’ultimo film con protagonista lo sfortunato Heath Ledger. È qualcosa di più e di diverso dal resto. È un film difficile anche da classificare secondo le categorie solite dei generi cinematografici. È un film di Gilliam, l’estroso, immaginifico autore de L’esercito delle 12 scimmie, non proprio un fantathriller tradizionale; del geniale Brazil, non proprio un film fantascientifico; dell’irrisolto Le avventure del barone di Munchausen, non proprio un film di semplice avventura. Gilliam, animatore di quella incredibile e unica banda di comici filosofi che furono i Monty Phyton, è un appassionato verace di cinema. Anzi, di più: come pochissimi tra i registi viventi e come pochi nel passato è un regista convinto che il cinema non sia un mezzo, ma un mondo. Una vera e propria altra dimensione dove tutto può avvenire e, soprattutto, dove tutto suona, paradossalmente, più vero della realtà. Parnassus o meglio, L’immaginario del dottor Parnassus come recita il titolo originale, è proprio questo: è un’esperienza visiva, distorta e barocca secondo il gusto e lo stile eccentrici del regista, in cui si offre allo spettatore come davanti a uno specchio (vero e proprio elemento chiave di tutti i film di Gilliam) il meccanismo del cinema stesso. Chi è Parnassus ? È un uomo dotato di un’immaginazione sconvolgente capace di cambiare la vita delle persone e per questo insidiato dal demonio invidioso di un tal successo. Parnassus è un regista, è l’alter ego dello stesso Gilliam: a capo di una scalcagnatissima banda di comici, attore principale e muto di un circo vecchio, stracciato e sporco, cerca disperatamente di attrarre nuovi spettatori che invece, ahi loro, preferiscono altro. Ci vorranno tutte e le abilità menzognere di Tony (Heath Ledger) per riportare lo spettacolo all’antico splendore. Ricchissimo dal punto di visto, quasi opulento, Parnassus è, come la maggior parte dei film del regista de La leggenda del re pescatore, anche formalmente slabbrato, irrisolto, incontinente, verrebbe quasi da dire. Tanto grande è l’immaginazione e tanti complessi i mondi possibili da superare rovinosamente qualsiasi argine formale. È un film scalcagnato che, proprio come il baraccone ambulante in cui si gioca gran parte della vicenda, probabilmente catturerà pochissimi spettatori, convinti dai nomi sui cartelloni (Johnny Depp, Jude Law, Colin Farrell) di accostarsi a tutt’altro film. È l’ennesimo capolavoro mancato di Gilliam: regista sfortunatissimo, che dopo aver tentato di fare un film su Don Chisciotte, lasciato incompiuto (come diversi anni fa aveva provato senza riuscirci Orson Welles, altro autore immaginifico e disgraziatissimo), aveva provato con Parnassus a chiudere il cerchio. Costruire un film sul fascino del cinema artigianale (pochi effetti e tante idee) contro la tentazione diabolica del consumo per il consumo. Ci stava quasi riuscendo, quando gli è morto l’attore protagonista che in un’incredibile quanto inquietante coincidenza, nella pellicola, attraverso lo specchio magico e deformato, non fa certo una fine migliore.,Simone Fortunato

Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo
In un circo ambulante, poverissimo e scassato, è in atto la sfida tra il diavolo e Parnassus, l’uomo che con la propria immaginazione cambia il mondo.