Thriller/horror a episodi deludente sul piano delle idee e della realizzazione. L'idea non è male: affidare a un pugno di registi l'elaborazione di storie tra il paranormale, il thriller classico e l'horror classico, mantenere minime le spese e cercare una nuova strada per il film di genere italiano, ancorandolo ancora di più a un contesto italiano e locale e guardando nello stile all'horror internazionale fatto di movimenti di macchina frenetici, uso della tecnologia e degli effetti, punto di vista interno alla vicenda (su modello di Paranormal Activity, tanto per intenderci). Già però nel brevissimo prologo (la storia di un bambino che decide di starsene a casa da solo a vedersi un horror, appunto, il Paranormal Stories del titolo) l'operazione mostra tutte le debolezze: confezione inadeguata con una fotografia e un sonoro quasi amatoriali; una recitazione, per usare un eufemismo, approssimativa dei due bambini in campo e un'idea banalissima. Curioso il carrello iniziale con un omaggio a tanti mostri del passato e del presente cinematografico (c'è anche il grande Godzilla) che se ne stanno come tranquilli giocattoli prima che diventino qualcosa di ben altro (sul finale, purtroppo animati in modo goffissimo). Sequenza carina, a metà tra un Toy Story gotico e la bellissima sequenza finale di Argo che omaggiava i vari eroi fantascientifici alla base di quella incredibile storia vera. È l'unico sussulto di un film che gioca male le poche carte che possiede. Nel primo episodio uno scrittore perseguita – pare solo negli incubi – il figlio che si è portato in una baita sperduta nei boschi un paio di amici. Finirà ovviamente malissimo in una storia che guarda nell'ambientazione e anche in qualche colpo di scena a La casa di Raimi ma tecnicamente è ben al di sotto del livello di guardia per la banalità della vicenda, per gli interpreti inadeguati e, soprattutto, per la realizzazione dei flashback chiarificatori posticci e inefficaci. Secondo episodio ambientato nella camera di un ragazzo alle prese con una chat su un bel monitor su cui campeggia – forse per la volontà di non sforare il budget – Windows XP. “Com'è il tempo oggi? – gli chiede un amico. ,Poi la telefonata di un'amica: “Ma hai sentito che tizio è morto suicida?” Ecco il colpo di scena. Tizio è morto suicida ma continua a chattare. Caio andrà in crisi. Una sfida nella sfida: un unico attore in campo, un solo ambiente, una vicenda da srotolare in un quarto d'ora, budget praticamente zero ma l'esito è un cortometraggio piatto piatto con un attore che prova a recitare ma annaspa in una sceneggiatura con pochissime idee. Terzo episodio, il più strutturato da un punto di vista narrativo, è Fiaba di un mostro, la storia di un bambino considerato maledetto dalla comunità in cui vive, perseguitato addirittura dai coetanei ragazzini che finalmente sembra aver trovato una bambina capace di capirlo. Qui la vicenda è più interessante e il registro vira dalle parti del gotico e del grottesco ma gli sforzi si infrangono ancora una volta su una recitazione scadente dei bambini non professionisti e su una regia acerba. Dopo un quarto episodio, breve e senza scossoni, su una medium cialtrona che vede rivoltarsi contro di lei tutte le varie creature da lei evocate, il gran finale vede tre ragazze in viaggio in macchina verso un motel. Nei boschi investono quello che pare un cinghiale. Si arriva al motel: il proprietario è un po' inquietante; le ragazze finiscono in una camera. Una si fa una doccia mentre le altre due giocano con la telecamera. Finirà pure stavolta male dalle parti del povero Hitchcock citato maldestramente in più di un'occasione, tirato in ballo in uno slasher goffo e citazionista (è in questo che l'uso massiccio della soggettiva richiama Paranormal Activity). Prodotto da Gabriele Albanesi (il regista di Ubaldo Terzani Horror Show, tra l'altro citato in un episodio) che firma anche prologo ed epilogo, Paranormal Stories è nel complesso un'operazione deludente e amatoriale, lontana anche nello spirito al grande sottobosco di film di serie B legati all'horror che sfoggiavano interpreti cani e storie prevedibili ma nel contempo brillavano per regia e montaggio che qui invece sono assolutamente inefficaci.,Simone Fortunato