Non passerà alla storia del cinema di certo per le qualità registiche e nemmeno per l’originalità della storia. Eppure, Paranormal Activity è un caso. Costato 15.000 dollari, ne ha incassati finora più di 150 milioni nel mondo, e anche in Italia pare già un successo. I casi della vita (e del cinema), comunque tornano; poco più di dieci anni fa si assisteva abbastanza basiti al successo planetario di Blair Witch Project, poco più che un film amatoriale girato da due giovani registi di cui si sono nel frattempo perse le tracce. Oggi, il regista israeliano Oren Peli non inventa nulla di nuovo ma fa di necessità virtù, sostenuto comunque, anche in Italia, da un battage pubblicitario martellante. Film a budget minimo, quindi: tre attori, una casa, un paio di videocamere, effetti speciali praticamente assenti. Dove sta la paura allora? Forse non ci sta, almeno per chi è abituato a vedere horror a reazione: fatti cioè di continui effetti, colpi di scena, stacchi di montaggio improvvisi. Si reagisce al colpo inferto con strumenti più o meno leciti dal regista. Spesso, tra l’altro, i colpi sono puri allo stomaco o al basso ventre se si considerano almeno alcuni porno-horror come Hostel o Saw. Ma è vera paura? E soprattutto, l’horror è veramente questa cosa qui? Altre volte, ma sempre più raramente, ci si imbatte in qualche horror di fattura artigianale, contaminato con altri generi cinematografici, come il recente e splendido Drag Me to Hell, altre volte in horror che giocano con le atmosfere, cercano cioè di ricreare, anche grazie al buio e alla solitudine della sala cinematografica, un clima di paura e tensione tale da far dimenticare le mancanze del film stesso. E’ il caso, almeno in parte, proprio del film di Peli. In cui paradossalmente non succede nulla di eclatante. Si punta tutto sull’effetto verità del filmato in presa diretta, un po’ alla maniera di REC, tanto per rimanere su un titolo recente. Porte che sbattono improvvisamente, oggetti che prendono fuoco, strane voci. Manca solo la telefonata nel cuore della notte: in assoluto uno degli eventi horror più realistici e inquietanti. Alla fine qualche brivido si sente, anche se la storia è poco più di un pretesto ma il rischio di rimanere delusi di fronte a quello già definito l’horror più spaventoso dai tempi de L’esorcista è molto, molto forte.,Simone Fortunato,