Pa-ra-da, esordio alla regia di Marco Pontecorvo (figlio del celebre Gillo, regista de ‘La battaglia di Algeri), racconta la vera storia di Miloud, nome completo Miloud Oukili, clown di strada francese di origini maghrebine. All’inizio degli anni 90 si trovò per un “breve soggiorno” (o almeno lui così credeva) a Bucarest presso amici. La casuale scoperta della realtà dei “boskettari”, ragazzini senza famiglia – orfani o abbandonati – dediti ad accattonaggio, furti, prostituzione e droga (che impressione quel sacchetto di colla continuamente alla bocca, per non svenire di fame), lo sconvolse al punto di decidere di fermarsi nella capitale rumena e cercare di fare qualcosa per loro. Inizialmente cercando di collaborare a ong (organizzazioni non governative di volontari) già operanti sul territorio; poi, di fronte a difficoltà, ostacoli della burocrazia, minacce della criminalità e perfino grettezze degli stessi responsabili di alcune ong, decise di fare da sé, o quanto meno solo con amici fidati. E in pochi anni tirò fuori dalla strada più di mille bambini e ragazzi e costituito un’associazione, chiamata Pa-ra-da come il film che ne racconta la nascita, che va in giro per il mondo con spettacoli circensi.,Perché la chiave della riuscita di Miloud, dopo iniziali delusioni e sconfitte (fu duro vincere la diffidenza ostile dei ragazzi o superare lo sconforto per la loro ingrata resistenza al cambiamento), sta nell’aver puntato non tanto sull’estro e sull’abilità dei ragazzini, proponendo di fare con lui spettacoli di clown, di giocolieri, di acrobati: insomma, un circo all’aperto, nelle piazze delle varie città toccate. Ad aver attratto ragazzi davvero violenti, arroganti, volgari e soprattutto ignari di qualsiasi forma di rispetto (la sua parola d’ordine) e dignità personale è stato puntare sulla bellezza di uno spettacolo ben fatto (li costringe, con affetto, a provare e riprovare) e sulla loro liberta. “È la vostra vita, ragazzi: non posso decidere per voi”. Il finale, con il bambino prediletto che butta il cuore oltre l’ostacolo del dolore per l’amica morta e per la paura delle vertigini e s’innalza su una piramide umana, non solo commuove, ma dice che la sua scommessa fu vinta proprio sulla base di una libertà sfidata. ,Certo: non tutto convince in un film che, se ha il pregio di non essere per nulla retorico o edificante, dall’altra parte non fa sconti sulla durezza della vita dei ragazzi con proposte oscene esplicite, con insulti e violenze; il che rispetta la storia ma rischia di allontanare qualche spettatore (qualcosa si poteva smussare senza perdere in incisività). Inoltre, se il protagonista (interpretato dal francese Jalil Lespert, che si rivelò una decina d’anni fa nel bel “Risorse umane”) è ben delineato, altri personaggi sembrano un po’ più scontati. Però Pa-ra-da riesce a restituire il dramma narrato, il contesto storico e sociale disastroso da Paese prostrato dal regime comunista e poi in mano a bande di criminali, soprattutto il coraggio sventato di un uomo che si immerge letteralmente nella realtà. Orrenda e puzzolente come il sottosuolo dove vivono come bestie i ragazzini cui lui si affeziona. E che scuote da quell’orrore in forza di una compassione. Forse non sa davvero perché lo fa (c’è più sentimento che coscienza nell’azione di Miloud), ma almeno il clown sciroccato e impavido capisce che la vera follia è il consiglio che gli dà un “saggio” responsabile di una ong: “Il segreto è mantenere un po’ le distanze”. Per fortuna di quei ragazzi, lui fece il contrario.,Antonio Autieri