La storia, presa di peso dal romanzo di David Nicholls (che ha anche sceneggiato il film), è semplice: Emma e Dexter si conoscono a Edimburgo il 15 luglio 1988 quando, di ritorno da una festa di laurea alquanto alcolica, si ritrovano nello stesso letto. Non succede niente, anche se ci sono andati vicini soprattutto per “merito” di lui (bello, ricco, viziato) che passa da una ragazza all’altra; mentre lei, insicura e quasi innamorata, si limita a sospirare per l’occasione perduta. Quel 15 luglio li lega, tanto che li rivediamo ogni anno lo stesso giorno, insieme o divisi: è l’inizio di un rapporto che tra alti e bassi, tra litigate e altri amori, tra insuccessi che diventano affermazioni di sé (Emma sogna di fare la scrittrice, ma troverà la sua strada come insegnante) e trionfi che si tramutano in disastri (la carriera televisiva di Dexter, la cui rapida ascesa si consuma di botto) prima o poi sembra destinato a diventare amore. Ma lo sarà sul serio, e durerà?,Il film poggia sulle interpretazioni, fresche e sincere, di Anne Hathaway e Jim Sturgess, che sono credibili nel tratteggiare due amici per la pelle che man mano scoprono di amarsi. Ma in maniera brusca e reattiva, tanto che sono più numerose le rotture e le incomprensioni. E poi entrano in scena altri amori (c’è anche un matrimonio) che li allontanano momentaneamente. Se la storia sembra scontata, l’evoluzione narrativa non lo è; viene in mente l’italiano Dieci inverni, che però era più cinico e meno riuscito. In One Day c’è in primo piano la sofferenza di due persone che riconoscono di essere legati per sempre e che l’altro è indispensabile alla propria vita, ma anche di non essere capaci di incarnare un amore perfetto da sogno giovanile. Quando si accettano con i propri limiti, la loro vita prende una svolta decisiva. E anche se il destino sembra decidere diversamente, permane il valore di quell’amore che li ha fatti crescere: lui, soprattutto, diventa finalmente uomo, da eterno adolescente qual era; e se ne accorge anche il padre, il personaggio più bello del film, che lo richiamava con durezza a una serietà che sembrava impossibile.,Il film ha momenti di bellezza – loro sono giovani, pieni di vita e, fino a un certo momento, di speranza di fare cose grandi – e sincerità grazie al tocco di una regista sensibile come la danese Lone Scherfig (erano suoi il divertente Italiano per principianti e il sottovalutato An Education). Oltre a una brillantezza di dialoghi appropriata per lo stile di storia e dei personaggi, anche per questo molto credibili e ben delineati. ,Non tutto convince: per prima cosa risulta difficile appassionarsi – specie nella prima parte – alla storia e ai due personaggi per questa frammentarietà di racconto, per cui il loro 15 luglio in un determinato anno si risolve a volte in pochi minuti o istanti, per poi passare all’anno successivo e a un altro episodio; che però diventa quasi solo un aneddoto, non sempre significativo. Anche snodi importanti della loro vita (come la malattia e la morte della madre di Dexter) si bruciano nella cavalcata degli anni; insomma, il registro narrativo non è equilibrato (nella seconda parte il racconto si fa più disteso, anche se i fatti diventano più drammatici) e non facilita l’attenzione del pubblico. Ma questa frammentarietà acquista nel corso del film una giustificazione di senso, perché descrive al meglio e vite raccontate: scisse, disordinate, fragili; giovani anche un po’ irritanti (e non parliamo di altri attorno a loro, come il sedicente comico che convive per anni con Emma) ma da guardare con tenerezza. One day non riesce a parlare di amore con la profondità di 500 giorni insieme, film che descriveva un’altra coppia tra alti e bassi sentimentali e salti narrativi. Ma ci regala una storia, malinconica e seria, che fotografa bene il disordine sentimentale ed esistenziale di tanti giovani e non.,Antonio Autieri