Sentieri del Cinema, per definizione, parla di Cinema. E fin qui siamo nel campo dell’ovvio. Ma proprio perché scriviamo da sempre – e amiamo – il cinema, negli ultimi anni non abbiamo potuto fare a meno di notare come tanti professionisti del grande schermo abbiano deciso di cimentarsi in un diverso tipo di racconto, quello della serialità televisiva. Un tipo di narrazione che negli ultimi anni si è molto evoluta, diversificata, anche all’arrivo di piattaforme che ne hanno cambiato la fruizione. Le stesse piattaforme che in questi giorni ci danno la possibilità di recuperare vecchi e nuovi titoli cinematografici seguendo le passioni e le esigenze della famiglia.

Per questo, pensando che ci troviamo in un momento in cui, volenti o nolenti, abbiamo più tempo da passare davanti alla tv, abbiamo pensato di suggerirvi alcune serie che ci hanno colpito perché in qualche modo nutrono la stessa passione cinematografica che condividiamo. Generi diversi, formati lunghi o brevi (questo è anche il bello della serialità), interpreti noti oppure no, registi autori o racconti che hanno nella scrittura il loro punto di forza. Serie tv che potete trovare su Amazon Prime, Netflix, Sky o TimVision, ma anche in alcuni casi recuperare su RaiPlay o MediasetPlay.

Ve le consigliamo insieme a un film che ci aiuta a raccontarvi perché ci hanno colpito, seguendo come sempre una passione per le storie che ci possano fare compagnia.

SHERLOCK (Netflix) 4 stagioni (3 x 90’, 3 x 90’, 3 x 90’) a partire dal 2010

Creato da Steven Moffat, Mark Gatiss

Con Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Andrew Scott

Le indagini di Sherlock Holmes e del dott. John Watson, nella Londra dei giorni nostri

Non si contano gli adattamenti televisivi e cinematografici delle avventure del celebre detective di Baker Street, il brillante investigatore esperto nell’arte della deduzione e capace di «riconoscere un pilota d’aereo dal suo pollice sinistro». Ma cosa succederebbe se Holmes non fosse nato nell’Inghilterra del XIX secolo e vivesse invece nella Londra contemporanea, tra i banchieri della City e i fumi di Chinatown?

Sherlock (Benedict Cumberbatch) è un consulente investigativo e Watson (Martin Freeman) un reduce dell’Afghanistan con un disturbo post traumatico. I due si ritrovano a condividere l’affitto di un piccolo appartamento al 221B di Baker Street e poco dopo stanno già indagando sul loro primo caso di omicidio. Watson è subito affascinato dalla mente brillante del nuovo coinquilino e allo stesso tempo turbato dalla totale incapacità di empatia di Holmes; Sherlock, che si autodefinisce con orgoglio un sociopatico ad alta funzionalità, sembra per la prima volta accettare un’altra persona nella propria vita.

La variazione più interessante operata dagli autori rispetto all’originale non è però il cambio di ambientazione, per altro già visto, perché la serie si distacca in parte da quello che era il vero cuore dei racconti di Doyle: la centralità delle indagini. Pur rimanendo affascinati nell’osservare la mente brillante di Sherlock in azione nel risolvere i delitti più impossibili, il motore della storia non sono più (solo) i casi da concludere, ma il difficile rapporto di amicizia che nasce tra i due protagonisti e che sempre di più diventa esso stesso chiave di volta per la risoluzione delle indagini.

Osservava Chesterton: «Le storie di detective, essendo finte, sono molto più puramente razionali che i fatti con cui i detective hanno a che fare nella vita reale. Sherlock Holmes potrebbe esistere soltanto nella narrativa; è troppo logico per la vita reale». E infatti nel mondo letterario di Holmes tutto è intelligente, razionale; il dott. John Watson è una persona normale e la sua normalità serve solo a mettere in risalto l’intelligenza fuori dalla norma del detective. Nella serie invece la vera forza del racconto è proprio la coppia Sherlock-Watson e il loro rapporto di amore e odio.

Watson non sarà certo geniale, e sicuramente non manca di difetti, mentre Sherlock è acuto, ma narcisista, insopportabile e totalmente privo di rispetto per gli altri. Adorabile insomma, ma solo se lo si guarda attraverso gli occhi del suo unico amico. Questa nuova luce rende il racconto immediatamente molto più caldo di quello dei libri e i personaggi molto più umani, empatici e quindi interessanti. La posta in gioco non è appena risolvere il delitto, ma scoprire se lungo la storia Sherlock e Watson riusciranno a diventare amici.

La serie è ambientata nella vita “reale”, dove non tutto è governato dalla ragione e dalla logica; il grande detective dovrà infine capire che gli uomini non sono fatti solo di pensiero, ma anche di «impalpabili emozioni» e quindi forse un amico è la risorsa più preziosa possibile.

Sherlock è una serie di grande intrattenimento per gli amanti dei classici investigativi, una splendida buddy comedy dal ritmo divertente e totalmente british, con dialoghi serrati e interpretata da attori di prima classe – indimenticabile Andrew Scott nel ruolo del terribile Moriarty – che alterna momenti crime a pura comicità inglese.

Per gli appassionati dei grandi classici di investigazione e per chi ha recentemente amato il brillante Cena con delitto – Knives Out .

Claudia Munarin