Quattro persone in cima a un palazzo dalla fama sinistra la notte di Capodanno. Quante possibilità ci sono che si trovino lì per la stessa ragione? Che è poi la più triste possibile: un tentativo di suicidio…La premessa è surreale, ma non per questo meno spassosa, visto che non di tragedia si tratta ma di un romanzo di Nick Hornby (lo stesso di About a boy, Febbre a 90 e Alta fedeltà), ora diventato un film per la regia di Pascal Chaumeil (il francese de Il truffacuori e Un piano perfetto) e giunto al Festival Berlino 2014 con tutto il cast al seguito: Pierce Brosnan nei panni dell’ex star della tv Martin Sharp (in disgrazia dopo una storiella con una minorenne), Toni Collette (Maureen, madre single di un ragazzo gravemente handicappato), Aaron Paul (J.J., musicista in disgrazia) e Imogen Poots (Jess, infelice ed eccentrica figlia di un ministro conservatore). I quattro personaggi, naturalmente, rinunciano a portare a termine l’insano gesto e anzi stringono un patto che li impegna a non ammazzarsi almeno fino a San Valentino. Nelle settimane che li separano dal nuovo appuntamento “di verifica” le vite dei quattro aspiranti suicidi si intrecciano portando in luce le ragioni che li hanno portato in cima a quel palazzo, mentre tutti cercano in qualche modo di uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati. Ma le esigenze e i modi di ognuno sono diversi e quindi, tra un’intervista televisiva e una vacanza a Tenerife, alla commedia si alterna il dramma, anche perché non tutti i problemi si possono risolvere con un semplice colpo di spugna… Così, mentre i media usano e abusano delle storie dei quattro aspiranti suicidi, ritrovare la strada per la “normalità” non è facile per nessuno e anche il patto finisce per andare in crisi. Almeno finché un’emergenza (l’aggravarsi delle condizioni del figlio di Maureen) li rimette tutti insieme: consapevoli che, nonostante tutte le loro diversità, forse per loro, insieme, “rimandare l’insano gesto” è possibile.
Una sfida narrativa che appare però poco riuscita anche perché l’impressione è che il difficilissimo equilibrio tra commedia umana e farsa si sia perso nel passaggio da carta stampata a pellicola. L’alternanza dei toni del racconto, non sempre riuscita, la superficialità con cui talvolta vengono toccati argomenti anche ponderosi e una certa discontinuità nel racconto non sono bilanciate dall’indubbia professionalità di Chaumeil. Il problema è forse che dello stesso disorientamento finisce per essere preda il pubblico: strappa un sorriso la messa alla berlina del circo mediatico che si innesca intorno ai quattro (il tutto promosso da Martin, che spera di riprendersi la popolarità di cui sente disperatamente la mancanza), mentre invece si esaurisce presto il conflitto tra la giovane Jess e il padre politico (interpretato da Sam Neil). Una regia più che discreta e un look genericamente brillante non bastano a salvare la vicenda da un senso di artificiosità che sulla lunga distanza finisce per stancare. E non bastano belle facce e qualche trovata stilistica per fare un bel film.
Luisa Cotta Ramosino