Max vive con la madre e la sorella dopo il divorzio dei genitori, in una situazione di solitudine che da una parte lo spinge ad inventare racconti bizzarri e fantasiosi dall’altra a scaricare la rabbia contro le persone che gli stanno più vicine. Una sera, dopo uno scontro con la madre, Max scappa di casa e, magicamente, salendo su una barchetta, dopo una perigliosa attraversata, si ritrova in un’isola popolata di creature selvagge. Forte della sua parlantina Max le persuade a farlo diventare loro re, ma anche sull’isola non si può sfuggire al rischio della solitudine e dell’aggressività reciproca e a alla fine Max capirà che deve tornare a casa…,Brutta bestia la solitudine, per i bambini di 8 anni ma anche per le creature selvagge che popolano il mondo fantastico dove il piccolo Max si rifugia per sfuggire ad una situazione familiare che non sa gestire. Nel buio della notte, vestito solo di un costume da lupo che invece che far paura tradisce ancora di più la sua fragilità, per Max sembra assolutamente naturale salire a bordo di una barchetta e navigare verso l’ignoto. È quanto accade nel racconto pubblicato dallo scrittore/illustratore Maurice Sendak nel 1963, divenuto gradualmente un classico nel mondo anglosassone e ora divenuto film.,L’approdo è un’isola popolata dalle creature selvagge, che unisce gli aspetti di liberatorio sfogo delle pulsioni infantili (il caos delle lotte, la liberatoria distruzione delle case delle creature, le corse sfrenate e il “dormire ammonticchiati”) ad elementi inquietanti (dopo tutto la prima reazione delle creature è di mangiare Max e la minaccia non viene mai completamente meno…).,E come sempre almeno per un po’ l’evasione dal senso di impotenza che la situazione quotidiana gli trasmette mette le ali ai piedi di Max che grazie alla sua intraprendenza (e a una buona dose di incoscienza), pur essendo il più piccolo non ha difficoltà a guadagnarsi la leadership grazie alla sua intraprendenza.,Intorno a lui il microcosmo delle creature, un po’ mostri e un po’ peluche, con le sue alleanze e i suoi conflitti a volte anche molto sottili, si svela allo spettatore più complicato di quanto non possa cogliere lo stesso Max.,Eppure il bambino ha bisogno di trascorrere del tempo nello spazio meraviglioso, ma anche desolato dell’isola, di sentirsi investito dalla creature della responsabilità di renderle felici, di imparare a districarsi tra le relazioni che le legano, affrontando ciascuna con un approccio diverso, da quello più giocoso se pur un po’ brutale con Carol a quello più complesso con la solitaria, ma materna KW/KK, passando per la necessità di domare l’ostile Judith e di venrie incontro alla timidezza del piccolo Alexander .,Max ha bisogno, insomma, di fare una passo nella crescita, venendo a patti con la propria interiorità, la propria rabbia e la propria aggressività per poi poter tornare alla sua casa e riabbracciare i suoi cari.,Il regista Spike Jonze (genialoide autore di film come Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee) mette il suo talento visionario al servizio del racconto, diversificando il suo stile a partire dal realismo nervoso della porzione di racconto che presenta Max nel mondo quotidiano della casa e del quartiere, per approdare alla descrizione piena di stupore dell’isola delle creature.,Proprio queste ultime, realizzate con una fusione di immagini riprese dal vivo (con gli attori impegnati a recitare la sceneggiatura su un palco per fare da base alle successive riprese), pupazzi costruiti in formato reale e immagini generate al computer, sono vitali per consentire al film di mantenere costantemente la prospettiva del giovanissimo protagonista, diviso tra paura, curiosità, esaltazione e nostalgia mentre si confronta con dei “mostri” che paiono condividere con lui molti più sentimenti di quanto non credesse.,Il racconto, in fondo molto semplice, si complica per le sfumature conferite ai caratteri e ai comportamenti delle creature, che con la loro inquietante fusione di affettività, aggressività e istinto, danno vita a situazioni talvolta un po’ elusive.,Il risultato è un film che forse i più piccoli faranno fatica ad apprezzare, ma che rappresenta senza dubbio uno squarcio interessante e a tratti profondo sulla psicologia dell’infanzia, anche grazie ad un approccio che rivendica il valore della fantasia come strumento di guarigione, ma ne evidenzia anche i limiti in una prospettiva che sa comunque tornare alla realtà e ai rapporti umani concreti come approdo finale.,Luisa Cotta Ramosino,

Nel paese delle creature selvagge
Un bambino che fatica a fare i conti con la separazione dei genitori e con la solitudine “fugge” su un’isola popolata da creature selvagge che incarnano le sue paure e i suoi desideri.