Un flop sonoro quanto annunciato ha accolto il nuovo film di Susanna Tamaro, che ha (temporaneamente?) abbandonato la letteratura per cimentarsi con il cinema. In realtà la scrittrice vanta studi giovanili cinematografici e qualche documentario sulla natura (e si vede, dall’insistenza sui paesaggi): ma raccontare per immagini è un’altra cosa. Così la storia tragica di una famiglia che va in pezzi – tutto è raccontato a partire dai ricordi di una donna che ha visto morire prima il figlio e poi il marito, e con un’altra figlia che non vuole più vederla – suona schematica, “finta”, senza alcuna sorpresa, con dialoghi sentenziosi o imbarazzanti e per nulla sorretto da interpreti inadeguati o mal diretti che ricordano più le soap operas che il cinema. ,Senza contare gli errori dozzinali: come una famiglia di Trieste dove tutti hanno accenti diversi e il figlio maschio da piccolo ha l’accento romano e da ragazzo quello pugliese… O una targa automobilistica CG (concessa a veicoli di recente immatricolazione) che all’epoca degli eventi nel 1999 non poteva essserci… Ma gli esempi di sciatteria, dilettantismo e pressappochismo si potrebbero moltiplicare.,Peccato, perché il soggetto (tratto da un racconto della stessa Tamaro) aveva spunti interessanti, sia quello della famiglia dilaniata da sospetti, rancori e incomprensioni che quello – quasi inedito nel cinema italiano – del fattore religioso che scardina rapporti e lega imprevedibilmente estranei. Insomma, il tema dell’incontro – in questo caso di un prete (anch’egli segnato da una tragedia familiare) prima con un adolescente problematico, poi con la madre sconsolata per la perdita – meritava ben altro narratore. Qualcuno – e lo diciamo con rispetto preventivo – potrà anche ritrovarsi in certi frangenti (drammatici o di “dibattito” religioso), ma serve una quantità di “ingenuità” cinematografica che può essere richiesta solo a chi in genere è digiuno da visioni cinematografiche. Ma il cinema è fatto di suoi linguaggi, di codici, di regole ben precise che, non rispettate, portano al disastro. E lo spettatore non sprovveduto, pur armato di buona volontà, non potrà che scivolare nel sorriso di fronte a parecchie situazioni dove il ridicolo involontario prorompe con forza. Peraltro sulla posizione religiosa della Tamaro, sentimentale più che ragionevole, ci sarebbe molto da discutere.,Antonio Autieri
Nel mio amore
Scarica in PDFUn flop sonoro quanto annunciato ha accolto il nuovo film di Susanna Tamaro, che ha (temporaneamente?) abbandonato la letteratura per cimentarsi con il cinema. In realtà la scrittrice vanta studi giovanili cinematografici e qualche documentario sulla natura (e si vede, dall’insistenza sui paesaggi): ma raccontare per immagini è un’altra cosa. Così la storia […]