Non sembra casuale che tra i produttori del film ci sia anche Emir Kusturica: fin dalle prime scene di Mozzarella stories (una piscina su cui piovono mozzarelle di bufala, mentre gli ospiti della festa si buttano in acqua con l’orchestrina che suona “Mozzarella mambo”), si respira un’atmosfera caotica e fracassona: malavitosi dalla camicia slacciata e il petto adornato di catene d’oro si mescolano a ragionieri in sella all’Harley-Davidson, a belle ragazze, a pallanuotisti, ai soci del locale consorzio caseario. Tutto sembra ruotare intorno a un unico interesse, la mozzarella di bufala. Don Ciccio, soprannominato “Ciccio D.O.P.” come la sua mozzarella, possiede un allevamento di bufale che stanno all’origine della miglior mozzarella di tutto il casertano. Un impegno che è costato all’imprenditore anche il carcere, visto che ha ammazzato un concorrente a nerbate. Ma al suo ritorno dalla detenzione tutto sembra andare per il verso giusto: la figlia ha sposato un cantante neomelodico, è presidente di una squadra di pallanuoto e i guadagni gli permettono di far fronte anche alle richieste di un boss locale. Ma dopo pochi anni le cose son cambiate: la concorrenza cinese (sempre loro…) è dietro l’angolo, il matrimonio della figlia è in crisi, la squadra non c’è più e don Ciccio vede il suo impero tremare dalle fondamenta, senza nemmeno potere usare il nerbo.

Un mix tra un gangster movie e una sceneggiata napoletana il film dell’esordiente Edoardo De Angelis, che si ispira un po’ Scorsese e un po’ a Tarantino, mescolando al bianco dei latticini abbondanti dosi di rosso sangue. Personaggi originali nelle loro caratterizzazioni (l’avido cantante, il giocatore muto, il ragioniere, la cantante americana), ma che a volte faticano a inserirsi nella storia, così che alcuni si ritrovano a parlare a vanvera e altri meriterebbero più spazio. Alla fine si sorride di alcune facce, le scene di sangue non spaventano e la drammaticità della storia di don Ciccio non emoziona lo spettatore più di tanto, anche a causa di un finale che ondeggia tra il grottesco e il “pulp”; ma per essere un’opera prima, Mozzarella Stories rivela vivacità e idee, che speriamo vengano confermate in futuro.

Beppe Musicco