Settimo lungometraggio di Wes Anderson, il regista de I Tenenabaum e Fantastic Mr Fox. Anderson è un regista talentuoso e delicato: come pochi ha saputo raccontare le problematiche di una famiglia (nei due titoli sopracitati, i suoi capolavori almeno per chi scrive), il disagio del mondo degli adolescenti e anche quello degli adulti goffi, nevrotici sempre inadeguati di fronte a una realtà complicata e contraddittoria. E lo ha fatto sempre con uno stile riconoscibilissimo fatto di scenografie d'altri tempi, umorismo fine, personaggi stralunati. Moonrise Kingdom è in tutto e per tutto un film di Anderson: il registro sempre a metà tra il surreale e il fiabesco, l'originalità dell'ambientazione (in effetti cosa c'è di più surreale di un campo scout su un'isola al largo del New England negli anni 60?); i colori sgargianti e personaggi che paiono usciti da un corto di Buster Keaton. In questo contesto il regista di Rushmore racconta una storia d'amore delicata e discreta di due ragazzini sulle soglie dell'adolescenza. Lui, Sam (il giovanissimo Jared Gilman, un fenomeno) è un tipetto, cicciottello, goffo e occhialuto. Se la cava male con i compagni essendo introverso e piuttosto chiuso e ha dei grossi problemi in famiglia. Lei, Suzy (Kara Hayward, pure lei tra i migliori del cast) è riflessiva, carina e fragile. Vive in una famiglia un po' particolare (con Bill Murray e Frances McDormand come genitori) e sogna di scappare verso lidi migliori un po' come capita nei film e in certi romanzi d'appendice. I due scapperanno insieme, inseguiti da una squadra di scout capitanati da Edward Norton e dagli uomini dello sceriffo Bruce Willis. ,Film interessante per la capacità di Anderson di creare un mondo fiabesco e originale, venato di tanta malinconia ma assolutamente coerente e dal punto di vista dei sentimenti e del mondo interiore, assai verosimile. Moonrise Kingdom ha difetti evidenti, da un certo manierismo registico a una sceneggiatura poco equilibrata che non riesce a dipingere con efficacia il mondo degli adulti quanto quello dei ragazzi ma è anche una grande metafora di quel momento complicato e così contraddittorio che è l'adolescenza. Così, la fuga non è soltanto una fuga d'amore (che significativamente non c'è mai: non c'è sesso in questo film e nemmeno effusioni) ma è un viaggio di due ragazzini soli e incompresi alla ricerca di un posto dove essere in pace ed essere finalmente se stessi senza timore delle proprie gaffes, goffaggini e incertezze. Un viaggio in cui i due si fanno compagnia e dove pian piano si fa luce sulla loro storia, non delle più semplici. Venato di nostalgia, tanto che molta critica ha parlato di Moonrise Kingdom più che di un film sui ragazzini, sulla nostalgia dell'adolescenza e sul ricordo accorato (e un po' idealizzato) di quell'età complicata ma sostanzialmente innocente, il film, scritto dal regista stesso con la collaborazione di Roman Coppola, è un film riuscito solo a metà: intenso e bruciante quando a calcare la scena sono i due formidabili interpreti, naif e un po' vacuo quando si deve raccontare il contesto in cui questi si muovono. ,Simone Fortunato