Mondocane è ambientato in un futuro distopico, in una Taranto resa inabitabile dall’inquinamento dell’acciaieria e in cui Roma non è più la capitale. La città è divisa in due parti, quella nuova dove risiedono i ricchi, e quella vecchia – inaccessibile anche alla polizia – abitata da persone che vivono di espedienti. Nella città vecchia, poi, ci sono le Formiche, una gang criminale di ragazzini guidati dal temibile Testacalda cui dà la caccia la poliziotta Katya. E poi ci sono Pietro (soprannominato Mondocane) e Christian (Pisciasotto), due adolescenti amici per la pelle che sognano di entrare nelle Formiche. Quando ci riescono la loro vita cambia completamente….

Mondocane segna il notevole esordio alla regia di Alessandro Celli che si cimenta in un film di genere tra action, drama e sci-fi sotto la guida produttiva di un regista come Matteo Rovere e che fa capire quante risorse possa esprimere oggi il cinema italiano. Mondocane è soprattutto un film sull’amicizia di due ragazzi, impersonati dai bravi Dennis Protopapa e Giuliano Scarano, e sulla loro crescita nella difficile età adolescenziale. Un rapporto vero e sincero, fatto di momenti di aiuto (Chrsitian soffre di epilessia) ma anche di liti e tensioni. È un film che fa capire quanto sia difficile poter sfuggire al proprio destino, quello di avere come unica via d’uscita il crimine, ma come questo sia anche possibile quando si capisce veramente in cosa consiste la propria natura che non per forza deve essere votata al male. Un film duro e non di facile impatto, anche per un’ambientazione distopica che potrebbe non essere lontana dal reale e segnata dall’inquinamento dell’acciaieria. Centrale nel film anche la figura di Testacalda, impersonato da un luciferino Alessandro Borghi qui nei panni di un capo gang che fa da padre e padrone ai tanti ragazzini sbandati che porta nella sua banda criminale, che sa essere dolce con loro ma anche sanguinario e spietato. Mondocane per certi versi ricorda atmosfere viste in Gomorra, Suburra e nel più recente La paranza dei bambini. Non mancano scene forti, come quella in cui Tesacalda ordina a un bambino di uccidere un ostaggio o come le scene al poligono di tiro, dove vediamo schiere di ragazzini impratichirsi per diventare veri killer.

Sul film a tratti aleggia un’atmosfera da fumetto che rende ancora più ricca la messa in scena. Nel cast troviamo anche la promettente Ludovica Nasti (vista ne L’amica geniale) nei panni di un’orfana amica di Pietro e Christian e Barbara Ronchi nei panni di Katya, la poliziotta proveniente anche lei dalla città vecchia e che si batte per la legalità. Il film avvince lo spettatore dall’inizio alla conclusione, con un finale in crescendo che non lascia indifferenti. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia alla Settimana della critica.

Aldo Artosin

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