Basato sul libro scritto da Molly Bloom (che sì, si chiama proprio come la protagonista dell’Ulisse di James Joyce), il film è l’esordio registico dello sceneggiatore Aaron Sorkin (suoi sono i testi di The Social Network e L’arte di vincere, tanto per fare esempi recenti).
Molly (Jessica Chastain) è un’atleta olimpica, campionessa di freestyle con gli sci, arrivata ai vertici grazie al talento e a massacranti allenamenti imposti da un padre psicologo che la tiranneggia (Kevin Costner). Dopo una paurosa caduta sulla neve che la obbliga a smettere, si traferisce a Los Angeles in cerca di fortuna e diventa segretaria dell’immobiliarista Dean keith (Jeremy Strong). Questi organizza anche serate di partite a poker per i ricchi e famosi della città. Molly, che è sveglia e intelligente, capisce rapidamente come funziona il sistema, e decide di mettersi in proprio, affittando suites negli alberghi e usando modelle ed escort per agganciare potenziali giocatori, e in breve si ritrova al centro di un giro di attori, registi, milionari con l’ossessione del gioco. Per tagliare i ponti col suo vecchio datore di lavoro si trasferisce a New York dove in breve ripete lo schema (ma alzando il minimo per poter entrare, da 50mila a 250mila dollari), operazione che però porta al suo tavolo anche elementi della criminalità organizzata e che suscita l’interesse dell’FBI, che giunge a incriminarla.
Si sente non poco lo stile di Sorkin in questo Molly’s Game, anche nel “voice over” autobiografico con cui la protagonista si presenta (una cosa che nelle scuole di cinema si insegna che non si deve mai fare, ma che a Sorkin evidentemente piace assai) e che ricalca lo schema di The Social Network: una persona con talento, che deve confrontarsi con un ambiente cui si sente estranea ma che vuole conquistare, a qualsiasi costo. Ma se Mark Zuckerberg ha cambiato le regole della comunicazione online, Molly invece guarda gente come Zuckerberg vincere e perdere spropositate somme di denaro sul suo tavolo di “Texas Hold’Em”, la variante del poker a carte scoperte (e il meglio di Sorkin si vede proprio nella descrizione dei tipi umani intorno al tavolo e alle modalità di gioco, girate con un ritmo veloce e sincopato).
Jessica Chastain riesce a tenere benissimo il tempo accelerato del film, con un misto di charme, decisione e sfrontatezza, non privi di empatia nei confronti dei suoi clienti. Più deboli invece risultano le parti nelle quali Molly si confronta col suo avvocato (Idris Elba), dopo essere stata incriminata dall’FBI per i rapporti coi suoi clienti criminali, o col padre in una specie di riavvicinamento pacificatorio.
Scene che rallentano ed allungano un film che poteva rimanere tranquillamente entro le due ore, ma che non sminuiscono le capacità del regista di creare e gestire dialoghi creativi e serrati, di gestire attori di grande talento e di trovare anche una piccola morale, confrontando i danni tutto sommato limitati dell’azzardo delle carte, rispetto ai mostruosi volumi dell’azzardo della finanza.
Beppe Musicco