Davanti a film come questo si è tentati – nel considerarne i difetti – di mettersi una mano sul cuore e di chiudere un occhio. Tratto dal libro “The Cure” di Geeta Anand, “Misure straordinarie” è ispirato alla storia vera di John Crowley, un uomo in carriera che rischia di perdere tutto nel tentativo di salvare la vita a due dei suoi tre figli, malati del morbo di Pompe. Questa, una rara patologia genetica dovuta al mancato smaltimento del glicogeno (la riserva energetica dei muscoli), fino a qualche anno fa non dava speranze di vita, oltre i nove anni, ai bambini che ne erano affetti. Oggi invece è curabile grazie alle scoperte scientifiche di un medico (che chissà perché non ha voluto che si usasse il suo vero nome) interpretato qui dal mitico Harrison Ford, vero autore del film nel ruolo di produttore esecutivo, che sprizza carattere e carisma e con la sua simpatia regge sulle robuste spalle le sorti della pellicola.,Potremmo rimproverare al film di amministrare male il suo materiale narrativo (la sceneggiatura è dell’autore di Dinosauri e Chocolat Robert Nelson Jacobs). Dallo scontro di caratteri tra i due personaggi maschili, dalla loro alleanza nel segno dell’eroismo, e dal rischio della rovina della loro amicizia, si potevano tirare fuori ottimi spicchi di cinema. Così dalla sfida dell’uomo qualunque agli interessi delle grandi multinazionali e dalla critica dell’amministrazione americana che lascia senza fondi gli scienziati migliori, poteva uscire un vibrante dramma nelle corde di qualche celebre film del passato. Così non è: per essere sicuri di scavalcare l’asticella, insomma, gli autori del film l’hanno tenuta bassa. Per una volta, però, non importa. Dopotutto si celebrano qui i valori tradizionali di un’America che non teme di apparire retrò e che sfida il pessimismo imperante onorando l’eroismo quotidiano di genitori che amano a tal punto la vita dei loro figli (anche quando questi possono respirare solo attraverso un supporto meccanico) da non considerare una “benedizione” (come dice un medico maldestro nel film) la cessazione delle loro sofferenze con la morte. Il ritratto che emerge della famiglia unita è quello di un luogo privilegiato di crescita, in cui ci si educa (non solo i genitori con i figli, ma anche marito e moglie tra di loro) all’amore e alla libertà.,Raffaele Chiarulli,