Jacob Portman (Asa Butterfield), adolescente della Florida, è cresciuto con le fantasiose storie che gli raccontava il nonno Abraham detto “Abe” (Terence Stamp), ebreo polacco, unico reduce della propria famiglia, sterminata dai nazisti. La sua morte improvvisa porterà Jacob in Galles, dove il suo giovane nonno trascorse l’adolescenza nella “Casa per ragazzi speciali” di Miss Peregrine (Eva Green), insieme a bambini e adolescenti con poteri fuori dal normale e protagonisti delle favole di Abe. Qui, Jacob scoprirà che quelle del nonno non erano affatto invenzioni stravaganti, e con i suoi nuovi amici “speciali” verrà coinvolto nelle vicende di un mondo che è in grande pericolo…
Due anni dopo Big eyes, che lo ha visto tornare a un genere più adulto e maturo, Tim Burton batte di nuovo il suo terreno familiare (soprattutto negli ultimi dieci anni), quello del fantasy adolescenziale; senza rinunciare, però, a quella tinta fosca e dark che lo ha sempre contraddistinto. Con Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, adattamento cinematografico dell’omonimo best-seller di Ransom Riggs (un milione e mezzo di copie vendute), si rivedono mostri e creature tranquillamente definibili come “burtoniane”: graziose bambine che nascondono dietro i boccoli una terribile seconda bocca dai denti aguzzi; gemelli sempre incappucciati perché talmente paurosi da impietrire; creature agghiaccianti come i “vacui” che si nutrono solo degli occhi degli “speciali”.
La regia di Tim Burton supera sicuramente la prova: Miss Peregrine è un bel film per ragazzi, con una storia che gira bene (anche se alcuni passaggi sono un po’ intricati per via dei paradossi temporali) e che tocca temi classici ma non semplici. Come la libertà: i bambini speciali vivono al sicuro dal mondo esterno che li emarginerebbe per la loro diversità, protetti da un’“Ymbryne” (Miss Peregrine), una donna-uccello col compito di vegliare su di loro e che li mantiene dentro un “anello temporale” in cui vivono «lo stesso giorno tutti i giorni» senza crescere; ma sono davvero liberi? Altri argomenti forti sono il rapporto tra genitori e figli e la difficoltà di passare dal mondo fantasioso dell’infanzia a quello dell’adolescenza, tema forse meno immediato a una visione superficiale, quasi sotterraneo.
Il film ha molti riflessi e riferimenti cinematografici sia all’interno della produzione di Burton, Nightmare before Christmas ed Edward mani di forbice su tutti, sia esterni e tra i più vari: la battaglia tra giocattoli ricorda molto il primo Toy Story; la casa per ragazzi speciali fa subito pensare alla scuola per mutanti nella saga degli X-men; mentre il cattivone Barron (Samuel Jackson) e i vacui, con i loro “artigli” sembrano usciti da Silent Hill (per non parlare della scena in cui Barron sfonda, alla Shining, una porta con la sua mano a forma di ascia).
Nonostante il giudizio positivo di ottimo film per adolescenti (almeno dai 12-13 anni in su), resta un po’ l’amarezza per un regista che potrebbe spiccare il volo, con film di maggior spessore e con un target di età più alto, come ha dimostrato di saper fare all’inizio della sua carriera, e che invece sembra voler rimanere all’interno del fantasy per ragazzi, quasi “ingabbiato” come le Ymbryne di Miss Peregrine.
Alessandro Giuntini