L’impiegata di un’azienda viene messa sotto pressione dal suo capo. La nuova gestione dell’azienda ha infatti deciso che lei non serve più, e quindi il modo più “semplice” è costringerla alle dimissioni. Con ogni mezzo
Film di Francesca Comencini, non nuova a opere di impegno sociale (era suo anche il documentario Carlo Giuliani, ragazzo del 2002). Una storia di potere, di ordinaria cattiveria umana, di cinismo disperante, resa attraverso un film che, dietro uno stile apparentemente oggettivo, cela una critica forte al capitalismo aziendale che antepone il guadagno alla vita della persona. Un film a tesi, come se ne facevano anni fa, in cui non si può non parteggiare per la disgraziata protagonista e per la sua lotta per il diritto al lavoro, ma che è fin troppo schematico nella divisione dei ruoli: da una parte un’impiegata comune, alle prese con i problemi di ogni giorno (i figli, l’euro pesante…); dall’altra un capo aguzzino che fa leva sull’egoismo dei colleghi per far fuori la donna. Con utilizzo di vari colpi bassi per rappresentare il padrone “cattivo”, scorciatoie che non aiutano a inquadrare un serio e grave problema contemporaneo ma solo a indignare. Disperdendo in parte anche gli spunti interessanti e profondi, che comunque ci sono. Brava comunque Nicoletta Braschi nei panni della protagonista, così diversa dai ruoli nei film del marito Roberto Benigni in cui siamo soliti vederla.
Simone Fortunato