L’inizio è un déjà-vu che terrà incollati i fan del primo Matrix: un edificio abbandonato in una notte piovosa; un gruppo di uomini armati si avvicinano a una stanza, ne sfondano la porta e a loro appare una donna di schiena, vestita da capo a piedi in cuoio nero. Ma mentre aspettiamo che lei si libri nell’aria schivando le pallottole, la macchina da presa rivela che la donna non è Trinity, e un’altra donna, Bugs (Jessica Henwick), commenta «forse questa non è la storia che immaginavamo».

Il sacrificio finale di Neo e Trinity al termine di Matrix Revolutions(2003)  è la base su cui si innesta questo Matrix Resurrections (diretto solo da Lana Wachowski, che al tempo della prima trilogia era ancora un uomo e si chiamava Larry) nel quale Neo è tornato ad essere solo Thomas Anderson, un programmatore di videogiochi della Warner Bros che lavora proprio alle avventure di The Matrix e dipendente da uno psicoanalista (Neil Patrick Harris) che lo spinge a prendere la pillola blu. Ma Anderson frequenta abitualmente anche un caffè dove incontra questa signora Tiffany (Carrie Ann Moss), convinto di averla già conosciuta da qualche parte.

Ovviamente, diremo noi, ben consapevoli che se si realizza un film come questo è principalmente per incassare: e allora bisogna dargli l’aspetto di un reboot piuttosto che di un sequel, e ficcarci dentro volti noti alle generazioni più giovani: alcuni degli attori di Matrix Resurrections fanno parte anche del cast della serie Netflix Sense8, sempre diretta dalle sorelle Wachowski. Ma anche i personaggi noti appaiono sotto nuove vesti: Morpheus (Yahya Abdul- Mateen II) è più cool e attento all’abbigliamento, Niobe (sempre Jada Pinkett Smith) è anziana e appassita. Il Merovingio (Lambert Wilson) è un barbone che sproloquia. Ogni tanto le scene del film lasciano il posto a spezzoni dei film precedenti, come a rafforzare la storia d’amore tra Neo e Trinity; anche se i capelli sulle loro tempie stanno diventando grigi, la tenerezza tra i due sembra sempre quella del 1999 e compensa, anche se solo in parte, l’assenza di quelle scene d’azione che fecero impazzire ai tempi del primo film.

Quelle che fortunatamente restano, sono le scene che combinano sparatorie e kung-fu, con quel ritmo che mescola rallentatore e velocità (anzi, questa volta due differenti tempi di rallentatore), con la solita esagerata quantità di comparse e proiettili. Inseguimenti ad alta velocità, esplosioni e quant’altro abbondano. Ciò che manca però drammaticamente è quella novità, quel coraggio che fece diventare Matrix un film rivoluzionario e classico allo stesso tempo, e bisognerà vedere quale sarà la presa di Matrix Resurrections sui giovani cresciuti a videogiochi. Per chi si è esaltato vedendo il primo capitolo della storia, l’impressione è che la volontà di sfruttare commercialmente fino in fondo il filone sia riuscita a edulcorare tutto: la pillola, blu o rossa che sia, ormai è poco più di una caramella.

Beppe Musicco