Marilyn Monroe morì a 36 anni. Nonostante la bellezza, i soldi e la fama, non trovò una ragione o una persona che le impedissero di suicidarsi con i barbiturici (ma da 50 anni c’è chi ha parlato, a più riprese, di omicidio per le sue frequentazioni con i Kennedy). La sua carriera di successi cinematografici contrasta crudelmente con la sua fragilità umana e con l’insicurezza che ha dominato la sua vita personale e professionale. Una debolezza visibile anche nel bel film diretto da Simon Curtis, che ci mostra la trasferta inglese di Marilyn quando fu chiamata a recitare con Laurence Olivier, regista e interprete de Il principe e la ballerina. Con delicatezza e una punta di ironia, Curtis fa raccontare la storia a Colin Clark, rampollo di nobile famiglia che però ha come unico desiderio lavorare nel mondo del cinema. Grazie alle sue relazioni ottiene un posto di assistente alla regia, il che gli permette di mettere in mostra il suo talento (come per esempio trovare un cottage per la diva che sia lontano dagli occhi dei curiosi e della stampa) e di frequentare da vicino l’attrice e il marito (il drammaturgo Arthur Miller). L’infatuazione tra Colin e Marilyn (complice anche la malcelata disistima di Miller nei confronti di una moglie che reputava troppo inferiore a lui) è trattata con garbo e vivide pennellate di Inghilterra anni 50. L’atmosfera degli studios di Londra e un divismo semplice e “ruspante” sono amplificati dalle ottime interpretazioni degli attori: Kenneth Branagh è un Laurence Olivier con un enorme concezione di sé, ma di cui è impossibile non percepire il carisma e la gigantesca rilevanza nella società del tempo. Marilyn (Michelle Williams) è perennemente terrorizzata dal trovarsi a confronto con un attore del calibro di Olivier e alterna momenti di euforia ad altri di vera angoscia, che neanche Paula Strasberg, l’insegnante di recitazione che non la lasciava mai, riesce a dissipare. Al di là di questa breve parentesi di serenità lontano dalle luci di Hollywood, la vita della Monroe è trattata dal film con rispetto e valorizzando al massimo l’apporto del cast: il risultato è un film appassionante, specialmente nelle parti che riproducono il set e che permettono agli attori di mostrare anche il lato più umano e nascosto della loro professione.,Beppe Musicco

Marilyn
Il breve periodo di Marilyn Monroe a Londra per girare un film, tra tensioni sul lavoro e una fugace storia d’amore con un giovane inglese.