Già “La nobildonna e il duca” aveva portato uno sguardo cinematografico diverso sui giorni di sangue della rivoluzione francese. Ancora una volta dalla parte degli aristocratici si ritorna a parlare di quel momento storico con gli occhi puntati sulla controversa figura di Maria Antonietta: regina sperperatrice o innocente vittima di un sistema? ,Certamente alla regista Sofia Coppola non interessa dirimere una complessa questione storiografica, come neppure realizzare un film storico in costume (anche se sa approfittare appieno degli splendidi scenari della reggia di Versailles), quanto piuttosto mettere in scena i vent'anni che Maria Antonietta trascorse a corte, trasformando la Storia in un esemplare racconto di formazione di una giovane fanciulla che diventerà donna, seguendo (tra debolezze infantili e slanci adolescenziali) il suo dovere di regina. Ed è proprio la rigorosa osservazione delle questioni di Stato a lei affidate dalla madre –l'imperatrice Maria Teresa d'Austria- a farci innamorare della Delfina di Francia, di cui non si nascondono gli eccessi e le stravaganze. Aspetti, che la regista (con un'intuizione brillante) sceglie di mostrare inequivocabilmente con modi contemporanei (la musica rock, i dialoghi smozzicati, financo un paio di All Star che fanno capolino tra preziose ciabattine di seta). Come Mozart in “Amadeus”, Maria Antonietta è una ragazza, e ci viene fatto capire con modi e linguaggio contemporaneo, ma che catturano subito lo spettatore, portandolo a identificarsi immediatamente con la futura regina. Ma il vero volto di donna emergerà soltanto di fronte al dolore e alla sconfitta: uno dei suoi figli morirà ancora in fasce mentre la rivoluzione preme ai cancelli della sua reggia dorata. Non è più tempo delle feste, dei vestiti, dei dolcetti: Maria Antonietta deve lasciare il suo mondo per guardare per la prima volta in faccia il popolo di Parigi. Saprà farlo con dignità perché, nonostante i vizi, Maria Antonietta è diventata una donna. ,Daniela Persico