Marguerite (id.)
Francia, Repubblica Ceca, Belgio 2015 – 127’
Genere: Commedia/dramma
Regia di: Xavier Giannoli
Cast principale: Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret, Denis Mpunga
Tematiche: musica, amore, matrimonio, ipocrisia, anni Venti, società francese
Target: da 14 anni
Francia, primi anni Venti. La ricca Marguerite Dumont ha sempre coltivato la sua passione per il canto ma nessuno ha mai osato dirle che è stonata… L’ articolo di un giornale cambia le cose.
Recensione
Ha qualcosa di pirandelliano il perfetto mix tra commedia di sentimenti e di costume e autentico dramma che costituisce il cuore di Marguerite, in cui il regista francese Giannoli traspone liberamente la vicenda di Florence Jenkins, ricca americana con la passione per l’opera e le corde vocali carenti cui presto sarà dedicata un’altra pellicola con protagonista Meryl Streep.
Giannoli sceglie intelligentemente all’inizio uno sguardo esterno (quello di una giovane cantante povera quanto dotata e di un critico parigino molto blasé) per avvicinarsi a un personaggio assurdo e mitologico come Marguerite, stonatissima quanto sinceramente innamorata della musica, cui il marito, la servitù e una corte di pseudo amici non ha il coraggio e l’affetto sufficienti per dire la verità. E se all’inizio il plateale dispiegamento di messa in scena e l’altrettanto plateale mancanza di talento non possono che suscitare ironia, poco a poco penetriamo nel dramma intimo di una donna che nella musica riversa la sua fame di vita e di amore e la sua infelicità matrimoniale ed esistenziale.
Sotto il ghigno e lo sberleffo pian piano emergono da un lato la critica di una società divisa tra ipocrisia borghese, ferite mai rimarginate della guerra, impulsi artistici innovativi e anarchia culturale, morale e politica, dall’altro una profonda compassione nei confronti di una donna che per una sorta di coraggio incosciente ha il coraggio di perseguire fino a fondo un sogno impossibile, mettendo tutti gli altri a confronto con i propri mille compromessi e falsità.
Una parabola tragica, proprio come quella delle protagoniste delle sue opere preferite, un disperato bisogno d’amore che finisce per travolgere tutti quelli con cui Marguerite viene a contatto, dal fedele servo di colore al cantante in declino che accetta di farle da maestro.
Con qualche minuto di troppo che si fa perdonare per la vitalità con cui affronta un periodo storico lontano che non appare però mai polveroso, Marguerite si trasforma progressivamente in una riflessione non solo sulla vocazione, la passione e il talento, ma anche sulle piccole e grandi ipocrisie dell’esistenza, sulla necessità a volte crudele della verità e sull’inevitabile confronto che la realtà impone prima o poi a ciascun essere umano. Servito da un ottimo cast, prima fra tutti Catherine Frot, credibilissima nei panni della svampita e appassionata Marguerite, il film di Giannoli è molto di più del solito pezzo in costume. Mostrando quanto il cinema d’oltralpe sappia appropriarsi di pezzi della propria storia per parlare, al presente postmoderno, del protagonismo per tutti e dell’essere se stessi che spesso riesce più facile sul palco che nella vita vera.
Laura Cotta Ramosino