L’inizio, celeberrimo, è clamoroso: sentiamo la voce fuori campo del protagonista, autore tv e aspirante romanziere, che cerca l’incipit per il suo romanzo sulle note della Rapsodia in Blu di George Gershwin. Quell’uomo è Isaac Davis (detto Ike): divorziato da una donna che lo abbandonò per un’altra donna e che ora vuol scrivere un libro sul loro matrimonio, mantiene senza troppo entusiasmo e con molti sensi di colpa una relazione con una minorenne. Consapevole che lei presto troverà altri più giovani, Isaac incita la bella Stacy a lasciarlo e a fare altre esperienze finché non lo farà lui, dopo aver conosciuto la più matura Mary. E mentre anche l’amico Yale, cui ha soffiato Mary, è in crisi per il suo matrimonio Isaac e Mary approfondiscono il loro rapporto. Ma tra loro non sarà così semplice…
Uno dei capolavori del periodo d’oro di Woody Allen (che pure, scontento, voleva bloccarne l’uscita e poi eliminarne le copie…): Manhattan, avvolto da una stupenda fotografia in bianco e nero curata da Gordon Willis, vede Woody nei panni – che diventeranno più familiari, film dopo film – del misantropo fragile, sempre in balia dei rapporti amorosi. Il quadrilatero che si forma con Stacy, Rebecca e l’amico Yale (anch’egli in crisi matrimoniale), lo vedrà alla fine soccombere. Salvo tentare di ribaltare tutto in extremis, con un finale memorabile quanto l’inizio. Con la corsa a perdifiato per le strade di Broadway innescata da una riflessione: quali sono le dieci cose per cui val la pena vivere?
Uno dei primi film non dichiaratamente comici del regista newyorchese (c’era stato l’anno prima Io e Annie: ma sono entrambe commedie, per quanto amare, in cui a tratti si ride parecchio), è non solo il ritratto di un presunto intellettuale con problemi nelle relazioni amorose, ma anche di un ambiente insopportabilmente snob. Dove si chiacchiera a vuoto sull’arte e sulla vita con spocchia e prosopopea, in cui le coppie si formano e si disfano, dove gli amici sono tutt’altro che fidati. Ma in cui anche un personaggio “immorale” può fare un discorso altamente morale e far tesoro dei propri errori. E in cui, in fondo, la precarietà dei rapporti amorosi è descritta in tutta la sua drammatica verità. Ottimi, oltre ad Allen, Mariel Hemingway nei panni di Stacey, Michael Murphy in quelli dell’amico Yale e Diane Keaton (Mary) della sua amante.
Distribuito nel 2017 in edizione originale (con sottotitoli) restaurata in 4k dalla Cineteca di Bologna.
Antonio Autieri