Mentre il commissario Maigret si fa visitare dal suo medico (che non lo trova affatto in forma), altrove una ragazza si infila un vestito elegante prima di andare a una festa. Tratto dal romanzo di Georges Simenon Maigret e la giovane morta pubblicato nel 1954, Maigret è il nuovo film di Patrice Leconte (L’uomo del treno, Il mio migliore amico). Più volte adattato al cinema e alla televisione, il celebre protagonista dei romanzi di George Simenon ha conosciuto molti interpreti, da Jean Gabin a Bruno Crémer, passando per Richard Harris e, in Italia, Gino Cervi e Sergio Castellitto.

Leconte ha scelto di affidare il ruolo a un mostro sacro del cinema francese, Gérard Depardieu: perfetto nel ruolo di Maigret, Depardieu nonostante il suo fisico debordante non esagera, e si infila a suo agio nei panni del celebre commissario parigino, rendendo in modo efficace la presenza pacata ma decisa del personaggio.

Le scenografie sono molto curate, i dialoghi sono usati con saggezza e sono assemblati con grande correttezza. La messa in scena di Leconte è sobria senza essere semplicistica, e sostiene perfettamente il lavoro degli attori e in particolare quello di Depardieu, riuscendo a rimanere attuale anche in un film la cui storia è radicata negli anni 50. Da segnalare anche la cura dei dettagli d’epoca e di una fotografia che vira leggermente al seppia, rafforzando questo lato un po’ agée.

Ma, a differenza dei Maigret di fine anni Cinquanta e primissimi anni Sessanta, come l’imperdibile Il commissario Maigret di Jean Delannoy con Gabin (1958), il Maigret di Depardieu più che alla semplice soluzione del crimine è un uomo che fa di questa una questione di moralità personale, un impegno spirituale nei confronti della vittima, in un rapporto che è insieme amichevole e toccato da un gusto contemporaneo per la rivisitazione del romanzo di Simenon.

Le inquadrature dall’alto, dal basso e altri piccoli accorgimenti estetici evidenziano volontariamente la silhouette inquietante e tuttavia organica al personaggio di Gérard Depardieu. Perché il Maigret di Patrice Leconte è soprattutto Depardieu, col suo potente carisma che ancora affascina con il suo tono malinconico.

Beppe Musicco

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