Magic Mike XXL (id.)
Usa 2015 – 130′
Genere: Drammatico
Regia di: Gregory Jacobs
Cast principale: Channing Tatum, Josh Diogo, Alison Faulk, Jada Pinkett-Smith
Tematiche: spogliarelli, amicizia, riscatto
Target: adulti
A tre anni di distanza dall’ultima esibizione, Mike decide di tornare nel mondo dello spettacolo.
Recensione
Sequel mediocre del film di Soderbergh del 2012 e diretto dal suo aiuto regista. Ben confezionato, Magic Mike XXL (amiche all’ascolto, il titolo è tanto evocativo quanto fuorviante: non si vede nulla) vola molto più basso del film precedente che era, nei fatti, il tentativo di raccontare un pezzetto di Sogno Americano raggiunto, con fatica, da parte di un ragazzo di buona volontà ma senza grandi talento eccetto il fisico. Insomma, Soderbergh con il suo solito registro a metà tra il furbo film d’intrattenimento e la disanima sociale, portava a casa un film accettabile, molto meno superficiale di quanto ci si aspettasse.
Jacobs non ha lo stesso piglio del collega, arriva dopo con un sequel di un film che certo non nasce come primo tassello di una trilogia e di conseguenza fallisce. Il contesto sociale è limitato a una brevissima introduzione di Mike che lavora duramente ma sogna (e balla col trapano in mano!) un avvenire diverso. Il ricongiungimento con i compagni di un tempo: bistecconi più o meno machi (ma sempre con il dubbio, almeno per il sottoscritto, che tra di loro, con i fisici così statuari, levigati e depilati possa scattare una scintilla). Grandi chiacchierate in camper, tipiche discussioni da maschi: la ragazza che ti ha mollato, accidenti a lei. Quale coreografia mettere in scena: meglio il pompiere o forse è più artistico il numero del marinaio o, perché no, buttarsi sul grande classico dello sposo che poi si mette a ballare? E ancora: un allenamento duro, a provare passi, costumi e coreografie con la speranza che Jada Pinkett Smith (nel film Rome, una sorta di tenutaria ricchissima di un locale per sole donne) possa sponsorizzare la squadra che punta a vincere una sorta di premio Oscar per lo spogliarello. Insomma: più noioso che eccitante, anche se non siamo proprio i più titolati nell’apprezzare certe pieghe narrative. È il classico film più interessante da raccontare che da vedere 130 minuti di spogliarelli, volteggi, banconote che finiscono nelle mutande intervallati da dialoghi su creme depilatorie e dintorni che manco i cosiddetti ‘tronisti’ di un celebre e terribile programma televisivo.
Simone Fortunato