Prodotto da Eli Roth, il regista di Hostel e sotto il patrocinio di Quentin Tarantino (che gira una piccola sequenza, una sorta di omaggio al suo Django con il cammeo di Pam Grier), L'uomo con i pugni di ferro è un omaggio al mondo cinematografico evocato proprio da Tarantino. Primo film da regista di RZA, pseudonimo di Robert Fitzgerald Diggs, musicista, autore di colonne sonore varie (è tra i tanti nomi che affollano la soundtrack di Django) è un mix di arti marziali, cinema di serie B orientale e non solo e, appunto, tanto tanto Tarantino, da Kill Bill, omaggiato in più di un momento anche grazie alla presenza nel cast di una terribile maitresse impersonata da Lucy Liu a Django Unchained. E proprio a Django deve certamente molto la caratterizzazione del protagonista del film, il Blacksmith interpretato proprio da Rza (che scrive anche il soggetto e la sceneggiatura): schiavo scappato dopo aver ucciso un bianco in modo accidentale, si ritrova in Cina dove impara i dettami del Buddismo e, dopo alterne vicende, finisce per fare il fabbro di armi invincibili. Innamorato di una prostituta che lavora per la Liu, finirà suo malgrado coinvolto in uno scontro sanguinosissimo tra clan rivali.,Con un soggetto tarantiniano fino al midollo, anche da un punto di vista stilistico, il film – molto curato nella confezione e nelle notevoli coreografie di arti marziali – richiama la filmografia del regista italoamericano per i continui alternarsi di registro grottesco, comico e tragico. E anche per il tanto sangue che viene esibito nei numerosi scontri. Cast variegato: c'è la Liu che rifa se stessa in Kill Bill, Russell Crowe ingrassatissimo e irriconoscibile nei panni di Jack Knife, temibile guerriero armato di un pugnale modificato, e un nutrito numero di volti vecchi e nuovi del cinema orientale (anche se tutti o quasi di passaporto statunitense): il Rick Yune di Ninja Assassin, Jamie Chung di Sucker Punch, Cun Le di Tekken. Su tutti però brilla, per così dire, la stella del colossale Dave Bautista lottatore passato al grande schermo, davvero imponente e crudele. Non male come divertissement per fan del genere e soprattutto per appassionati di Quentin, il film è però poco più che un gioco di rimandi e di citazioni: nulla a che vedere con la maestria nel raccontare e nel dare profondità alla storia e ai personaggi che ha reso grande il regista di Bastardi senza gloria e Django Unchained.,Simone Fortunato