Ne L’ultimo giorno sulla terra da quando la Luna Rossa è entrata nell’orbita terrestre per il pianeta sembra non esserci più scampo. Non piove da tempo immemore, tutto è deserto e l’umanità vive allo sbando. Una possibilità di salvezza ci sarebbe; l’astronauta Paul WR è l’unico con le competenze necessarie per far esplodere la Luna, salvando così la Terra. Paul, però, è in fuga verso un’agognata foresta insieme a Elma, una ragazzina sola che si aggrappa a lui. Sulle sue tracce il telepatico fratello Elliott, sadico e geloso di Paul…

L’ultimo giorno sulla terra segna l’interessante esordio alla regia di Romain Quirot che sviluppa un corto da lui girato nel 2015. Siamo nell’ambito del genere sci-fi, con tematiche particolarmente sentite in questi anni di maggior sensibilità rispetto ai temi del rispetto ambientale e del riscaldamento globale. Quirot rappresenta un’umanità ormai sfilacciata, dispersa in città ormai morte. Il film è ambientato in Francia, ma sembra di essere nel deserto del Nevada: e se non fosse per la Tour Eiffel semi sommersa dalla sabbia, non penseremmo mai di essere nel Vecchio Continente. Nessuno ha memoria piena di come fosse prima la vita sulla Terra; non resta che rifugiarsi in cinema diroccati e vedere vecchi documentari, come capita al protagonista e a Elma. L’uomo è responsabile del disastro ambientale che sta vivendo? Sembrerebbe di no, perché non ha colpe se la Luna Rossa è entrata nell’orbita del nostro pianeta; ma diventerà colpevole se si ostinerà a volerla distruggere, perché da questo suo passaggio il mondo potrà trarre beneficio. È questo il messaggio che Paul (Hugo Becker) vorrebbe far capire agli altri, soprattutto al padre Henri (Jean Reno) che invece ha un’altra visione delle cose; per questo è in fuga dal mondo, ma anche da sé stesso e dalle sue responsabilità. Solo Elma (Lya Oussadit-Lessert) sembra disposta a credergli, e proprio la ragazzina è il simbolo della speranza nel futuro di un’umanità aperta, che si fida ed è dotata di sentimenti. Il film è ricco di flashback durante i quali vediamo l’infanzia di Paul, bambino prodigio in grado di avere visioni sul futuro che solo da adulto capisce, e che descrivono meglio la natura dei rapporti con il padre, la madre morta ed Eliott.

Quirot gira uno sci-fi con ambizioni autoriali, con poca azione ed effetti speciali e un po’ troppe scene al rallentatore, ma affascinante per la scenografia e per le domande che pone allo spettatore per un futuro prossimo non così irreale. Malgrado alcuni momenti non convincenti, come la resa dei conti tra Paul e il fratello Eliott (Paul Hamy), un finale troppo affrettato e un cast non memorabile, L’ultimo giorno sulla terra è un discreto film di fantascienza europeo dotato di una certa originalità (in mani hollywoodiane si sarebbe trasformato nel classico film catastrofico e apocalittico) e che finisce con l’incuriosire lo spettatore.

Aldo Artosin

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