Recensione
A introdurre il personaggio di Dalton Trumbo (interpretato da Bryan Cranston, eroe cattivo della serie TV Breaking Bad e nominato all’Oscar 2016 come miglior attore protagonista per questo ruolo) è il suo amico e famoso attore Edward G. Robinson, che gli rinfaccia di infilare troppe frasi politiche nelle sue sceneggiature. Perché siamo negli anni 50, gli Stati Uniti sono nel pieno della Guerra Fredda con l’Unione Sovietica, le spese militari si impennano e tutti vivono nell’idea della “minaccia rossa”. Il Congresso degli Stati Uniti ha creato un’apposita commissione per le attività antiamericane che convoca tutti i personaggi famosi sospettati di collusione col comunismo. Dalton Trumbo era iscritto al Partito e aveva simpatie per Stalin, anche se la sua idea del comunismo, come è descritta nel film, fa sorridere: quando la figlia Niki (Elle Fanning) gli chiede se è comunista, il padre replica: “Divideresti il tuo pranzo con un compagno povero? Allora sei comunista anche tu”. Comunque Trumbo, nonostante sia ricco e famoso, viene convocato con altri sceneggiatori a Washington, dove si rifiuta di rispondere per non incriminarsi da solo o tradire gli amici; e così viene incarcerato per oltraggio. È un periodo triste della storia americana, la violazione del Primo Emendamento sulla libertà di parola ha pesanti conseguenze sugli indagati e sulle loro famiglie: matrimoni in crisi, bambini minacciati dai compagni di scuola, carriere distrutte, difficoltà economiche.
Il film di Jay Roach si basa sul libro-biografia scritto da Bruce Cook nel 1977, un anno dopo la morte di Trumbo, e mette in evidenza come lo scrittore fosse un idealista, un difensore della libertà di pensiero e di parola, ma anche un marito devoto e un amico leale nei confronti dei tanti meno noti che si appoggiavano a lui. Dagli anni 40 si era affermato a Hollywood fino a diventare lo sceneggiatore meglio pagato al mondo. Nonostante sia stato ostracizzato – dopo aver scontato la condanna – e costretto per campare a scrivere a getto continuo soggetti di B-movies, due sue sceneggiature (che non poté firmare) vennero premiate con l’Oscar: Vacanze Romane e La più grande corrida. Continuamente perseguitato dai deliri paranoici della giornalista di cronaca rosa Edda Hopper (Helen Mirren) e sostenuto solo dai fratelli King (John Goodman e Stephen Root) che, forti delle loro produzioni scadenti, non si preoccupavano delle minacce politiche, fu più volte sul punto di perdere anche l’affetto dei suoi familiari (qui interpretate con compita partecipazione da Diane Lane e dalla giovane Elle Fanning). Ci vorranno due grossi nomi di Hollywood come Kirk Douglas e il regista Otto Preminger per riaffermarne il valore. Trumbo ha combattuto e infine ha vinto.
Beppe Musicco