Film conclusivo di una trilogia che comprende anche “Gangster” e “36, Quai del Orfèvres”, l’ultimo film del regista francese Olivier Marchal vede ancora Daniel Auteuil nel ruolo di un investigatore della polizia (questa volta a Marsiglia e non a Parigi), che non riesce a risollevarsi dopo che in un incidente stradale gli è morta la figlia e la moglie giace esanime in ospedale. Alcolizzato e trasandato,è in perenne rotta coi suoi capi (corrotti), che gli levano anche il caso cui stava lavorando: un serial killer che brutalizza e uccide donne benestanti che abitano nei pressi della città. Nel frattempo viene anche “ingaggiato” dalla figlia di una donna uccisa vent’anni prima, che viene a sapere che il killer verrà liberato dalle prigioni, per buona condotta ed età ormai avanzata. Il film è volutamente cupo, girato in gran parte di notte, con pochissimo colore e senza sfumature. Questo vale anche per i personaggi, che (tranne le vittime) hanno sempre qualche scheletro nell’armadio, se non sono addirittura la personificazione del male. In questo scenario si svolge una storia violenta e totalmente disperata, che non risparmia situazioni crudeli ed efferate, delle quali però il regista sembra quasi compiacersi. Poca azione, molti dialoghi scontati e melodrammatici, un susseguirsi prevedibile di eventi e conseguenze che portano a un finale sanguinoso e funesto, che però manca totalmente di senso tragico, e che neanche la valida interpretazione di Auteuil riesce a rendere convincente.,Beppe Musicco,