Quanti pasticci e inesattezze, o per meglio dire, stupidaggini storiche, ma anche cinematografiche in questo banale, poco coinvolgente adattamento dal libro omonimo di Valerio Massimo Manfredi (che invece è l’esatto opposto: è un bel libro, avvincente, che ben combina l’aspetto romanzesco all’aspetto storico in senso stretto)! Al di là di incomprensibili variazioni rispetto al romanzo (perché ambientare il film a Roma, quando in realtà il romanzo prende inizio a Ravenna dove in effetti si stanzierà Odoacre? Perché la partner femminile di Aurelio diventa – incomprensibilmente – una guerriera bizantina dai lineamenti indiani?), il film appare sbagliato su tutta la linea: cast sbagliato (Ben Kingsley nei panni di Ambrosinus, Colin Firth nel ruolo del generale romano); la messinscena, poverissima e zeppa di pacchiani inserti digitali non rende mai credibili né gli scenari decadenti della fine dell’Impero né autentiche le battaglie; l’immaginario pare non attingere ma plagiare un film come ‘Il signore degli anelli’ (vedere per credere: stesse sequenze, stessi movimenti di macchina da presa: nella sequenza dell’attraversamento delle Alpi, per esempio. La narrazione, poi, pare saltare di palo in frasca: in un attimo si è da Roma a Capri; in un altro momento da Capri alle Alpi e poi al Vallo di Adriano. E poi: i cattivi che paiono mascherati come Saruman e Sauron o come dei guerrieri Klingon nella raffigurazione ormai cult del povero Wulfila. Insomma, più che un kolossal epico, storico, romanzato e avvincente tipo ‘Il gladiatore’, una brutta mascherata di Carnevale che non rende giustizia alla Storia e anche alla bella storia del romanzo di Manfredi.,Simone Fortunato

L’ultima legione
Roma, 460 d. C. Mentre il re barbaro Odoacre ha preso il controllo della città, Aurelio, il comandante della legione IX Invicta, l’ultima fedele all’imperatore, cerca di riportare in salvo l’ultimo imperatore, Romolo Augusto.