Il film parte bene: sullo sfondo di tante persone che si salutano con passione a un aeroporto, una voce fuori campo dice una cosa sacrosanta, che “legge” la vita da una prospettiva degna e condivisibile. E che fa pressappoco così: “È opinione generale che viviamo in un mondo fatto di odio e cupidigia, ma io non la penso così. A me sembra che l’amore, oggigiorno, sia dappertutto. Negli ultimi istanti di agonia delle vittime delle Torri Gemelle, i loro messaggi non sono stati di astio e di vendetta, ma di amore”. Da una riflessione così fine, uno dei più brillanti sceneggiatori britannici dell’ultimo decennio (Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Il diario di Bridget Jones) – Richard Curtis, per la prima volta anche regista – ricava un film ruffiano, melenso, a Roma direbbero “piacione”. Ma sorprendentemente banale nella sua visione dell’amore “all’inglese”, sotto tutte le sue varianti. C’è il primo ministro belloccio (Hugh Grant che fa un Tony Blair goffo e sentimentale) che si innamora a prima occhiata della segretaria grassocia. C’è lo scrittore che scopre il tradimento e della moglie e che uscirà dal suo isolamento grazie a una ragazza portoghese che fa le pulizie da lui, senza capire una parola l’uno dell’altra. C’è il ragazzo che non ha il coraggio di dichiararsi alla neo moglie del suo miglior amico, e quando lo fa è troppo tardi (ma lei ne rimane ambiguamente intenerita, povero marito…). C’è il vedovo che con il figliastro non sa comunciare, ma impara a farlo quando al ragzzino vengono le prime smanie amorose. C’è la coppia di mezza età, famiglia felice e perfetta, che va in crisi quando lui la tradisce maldestramente per la segretaria. C’è la manager innamorata di un giovane collega (la storia peggiore tra tutte), ma quando si tratterà di “concludere” l’amore per il fratello disadattato le impedirà di concedersi… E tante altre figurine di contorno (la rockstar sboccata e mezzo drogata che torna al successo dopo anni di oblio; il giovane che va in America convinto di trovare finalmente donne giuste per lui dopo tanti rifiuti in madrepatria, e che in effetti Oltreoceano trova solo ragazze assatanate…; i due attori porno che in realtà sono due “candidi” che proprio in situazioni comicamente hard troveranno il modo di scoprirsi innamorati; Mr Bean commesso insopportabile). ,Film a tratti divertente (anche se l’umorismo britannico in genere porta a risultati migliori), “Love Actually” fa della “dolcezza” il suo tratto distintivo: tutti si innamorano a prima vista, tutti cercano l’amore con insistenza ossessiva. Ma nessuno sembra sapere che cosa sai veramente. E men che meno sembra Richard Curtis, che come detto ne offre una visione sconsolante, banale, spesso confinante con l’approccio sessuale diretto. Curtis spreca facce, situazioni, spunti, pur sapendo maneggiare con calcolata destrezza alcune corde sentimentali (il primo posto nella classifica degli incassi al primo week-end parla chiaro), ma a differenza di altri titoli dell’autore, di questo è facile prevedere che non rimarrà traccia futura.,Unico, vero punto di forza: alcuni interpreti britannici di rinomata bravura. Come Colin Firth, Alan Rickman, Emma Thompson, lo stesso Liam Neeson (che pure, dopo Schinder’s List e Michael Collins sembra sempre sprecato in film “minori”). Ma il loro talento, che gli permetterebbe di recitare alla grande anche l’elenco del telefono, è un tantino sprecato in un film simile.,
Love Actually
Scarica in PDFIl film parte bene: sullo sfondo di tante persone che si salutano con passione a un aeroporto, una voce fuori campo dice una cosa sacrosanta, che “legge” la vita da una prospettiva degna e condivisibile. E che fa pressappoco così: “È opinione generale che viviamo in un mondo fatto di odio e cupidigia, […]